Corso 1996-1997
ISTITUZIONI DEL PENSIERO LAICO: L’ESPERIENZA GIURIDICA
Le ultime battute di Salvatore Natoli mi rendono possibile quanto inizialmente avevo escluso: dire qualche cosa su Gesù Cristo e precisamente sulla grazia. Nel nostro lavoro, siamo in fondo dei rivalutatori dell’imputabilità. Il risultato è l’affermazione dell’uguaglianza: imputabilità = legge = corpo = glorioso = trasfigurato = amore = misericordia = carità = rapporto. Come ultimo termine dell’equazione si potrebbe aggiungere risorto, ma è meno facile ancorarlo così rapidamente. Risulta allora che amare è trattare l’altro come imputato; che la misericordia, senza imputabilità, è la bonaccioneria di Babbo Natale, e si potrebbe continuare.
Nella nostra formula S-A: la freccia g è l’imputazione ed è quella che fa rapporto. Si tratta sempre di diritto civile: da prima di Lutero, l’imbastardimento è la cognizione del diritto come penale, dell’imputabilità come relativa a un delitto. “Ti amo” è imputabilità, altrimenti nessuno è imputabile, ossia tutti sono trattati come oggetti della natura fisica. Per questo siamo contro la psicologia del nostro secolo, che è l’abolizione di principio e di metodo dell’imputabilità, e contro la scienza fisica, ossia contro quel trattamento dell’ente che essenzialmente lo deimputa.
Freud ha chiamato Transfert la freccia g . Transfert = atto imputativo, trasferimento di tutti i miei oggetti: perché ci sia imputabilità deve esserci un oggetto imputato a qualcuno. Che cosa c’entra la grazia? Si tratta solo della correzione del più tipico degli errori, in base al quale, allorché dovessimo mettere Gesù Cristo all’interno di quella formula, lo metteremmo in A. Gesù sta invece in S: è un soggetto che sta bene, lui per primo. Secondo l’affermazione paolina, “Per i meriti di Cristo”, la grazia è il g di Gesù Cristo; grazia è lavoro imputativo. Quale celebre incapacità ha invaso i secoli e ha provocato la caduta della natura rendendola incapace di qualche cosa? Si tratta della incapacità di imputazione: Gesù è l’unico perfettamente all’altezza dell’amore e della carità; l’unico capace di imputare l’altro, ossia di trattarlo bene, fuori dall’angoscia e dunque nel rapporto. Quando Gesù dice: “Padre, Abbà“, imputa al Padre, mostra di avere un effettivo rapporto con un altro, uguale a lui e insieme diverso da lui, e sa trattarlo secondo i suoi meriti: per questo si può dire che c’è amore fra Dio e Gesù. …
Pronunciato il 19 aprile 1997
Trascrizione a cura di Gilda Di Mitri
Testo non rivisto dall’Autore
I testi relativi agli interventi di questo Corso sono stati raccolti nel volume L’ esperienza giuridica, Sic Edizioni