10° – ORDINE E SISTEMA. LE INTERIORA DELL’UOMO INTERIORE. IN ONORE DI JACQUES LACAN

Corso 2010-2011
LA PERVERSIONE AL BIVIO
IL TRIBUNALE FREUD

 

 

In questo momento di conclusione dell’anno che mi spetta io saluto sia coloro che sono associati alla Società Amici del pensiero, sia coloro che sono qui oggi come nostri invitati.

Ho rimaneggiato ciò che avevo preparato dandogli un nuovo titolo, il cui senso si capirà tra breve: In onore di Jacques Lacan. Questo rimaneggiamento deriva dall’avere raccolto la giusta osservazione di una persona che mi faceva osservare che regolarmente – quindi è una costante, k – persone che sono state con noi per alcuni anni e poi se ne sono andate, in diretta polemica con me, se ne sono andate per mettersi a lacanizzare. Ci tornerò tra breve. Il fatto è curioso perché da dieci, venti, trenta e anche più anni, il mio lavoro è sempre consistito nel raccogliere le indicazioni di Lacan e nel dare loro seguito: in un certo senso non ho fatto altro che parlare di Lacan e questi se ne vanno per occuparsi di Lacan. Non se ne sono neanche accorti. È piuttosto impressionante questo fatto: un analista è più sensibile di altri a questo non accorgersi.

La psicoanalisi poteva non nascere neppure: sarebbe bastato – è esattamente ciò che Freud ha fatto – dare retta a quel salmo che contiene i versetti: “Hanno gli occhi, ma non vedono, hanno le orecchie, ma non odono, hanno il tatto, ma non palpano” e così via, o anche hanno la bocca ma non gli serve a niente, eccetto che per fare danni. La psicoanalisi altro non è che l’aver dato retta a questo salmo, ripartendo dal fare l’inventario di ciò che è visibile ma gli occhi non lo vedono, di ciò che è udibile ma le orecchie non lo sentono etc. Freud ha fatto esattamente questo e nient’altro che questo. Il fatto che anche i sessi siano caduti nell’osservazione non ha nulla a che vedere con l’avere delle idee sui sessi ma semplicemente fa parte dell’inventario, risultano dal fare l’inventario: vedere, udire, sentire etc.

Ci sono altri due che erano titoli e che ora trasformo in sottotitoli, uno è: Sono al lavoro.

Sono al lavoro, potrei anche dirlo con l’infinito essere al lavoro, è una rivisitazione, è una revisione di tre millenni di storia della filosofia: o l’essere che è e basta o l’essere che è solo se è al lavoro. È la rivoluzione del pensiero e della storia del pensiero.

Inizio con questo respiro vasto, perché nulla in ciò di cui ci occupiamo è al di sotto del respiro vasto, neppure vasto, illimitato. È inutile usare il metro per valutare la vastità, si tratta di illimitatezza: illimitatezza significa semplicemente che se questo è un foglio bianco io non l’ho diviso in due con un limite che distingue una parte sinistra dalla destra.  …

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Pronunciato il 25 giugno 2011
Trascrizione a cura di Sara Giammattei.
Revisione a cura di Glauco Maria Genga
Testo non rivisto dall’Autore


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Data di pubblicazione: 05/06/2016