15° SEDUTA – NON SI PARLA DALL’INFERNO NON SI PARLA DI INFERNO NON SI COMBATTE CONTRO L’INFERNO: LA FELIX CULPA DELLA PSICOPATOLOGIA

Seminario 1998/1999
“LA PSICOPATOLOGIA E LA SUA SCIENZA PRODOTTA DAL PENSIERO DI NATURA”

 

 

Un passo appena indietro: sottoscrivo tutte le osservazioni in positivo che abbiamo sentito e che non richiedono alcuna risposta o conferma da parte mia.

Sulla distinzione per cui nella nevrosi si è ancora nella verità, perché si cerca il compromesso e non strategia, mentre nella psicosi non si cerca più il compromesso. Il compromesso tenta ancora di non mentire, anzi, non mente.

Fa parte delle responsabilità di quelli di noi che avvicendandosi prendono la parola — e so bene che in ogni caso non è spontaneo — che anche parlando di psicopatologia o di inferno, non si parla dell’inferno, non se ne parla dall’inferno, non si parla di inferno, non si combatte contro l’inferno. Chi va con il lupo impara a ululare, anche se fa il cacciatore di lupi. Noi non facciamo i cacciatori di lupi. Va detto anche meglio: la nostra responsabilità — e siamo di volta in volta più o meno claudicanti, fallaci, in questo; almeno saperlo… — è di cogliere l’interesse positivo, ma allora anche scoprire la modalità positiva con cui parlare di tutto questo. Ecco peraltro perché noi siamo i difensori della difesa che c’è nella patologia.

Uso ancora un’espressione della tradizione cristiana: la nostra responsabilità è di tendere a parlare anche dalla psicopatologia come felix culpa. In caso diverso, ci scivoliamo dentro anche noi, anche discorsivamente.

Oggi Battiston mi ha parlato di un suo cliente: un soggetto che riesce a trovare una soluzione davvero brillante «via inibizione», ossia si è servito persino dei suoi mezzi da inibito, nevrotico, per imboccare una via veramente salutare, quella che noi disegniamo come g, e lavoro, lo ha scavato «via inibizione». Ma di ciò ci parlerà Battiston.

Io alzavo ulteriormente il tiro. Avete letto Child? Nella seconda parte c’è un racconto breve di Dostoevskij, il Racconto di un uomo ridicolo, di costoro che partivano da uno stato felice, ma poi passano alla guerra, all’odio, alla guerra civile, e dicono «Ma in fondo noi non desideriamo affatto ritornare allo stato di pace e di benessere e di felicità che avevamo prima.  …

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Pronunciato il 19 marzo 1999
Trascrizione a cura di Gilda Di Mitri
Testo non rivisto dall’Autore


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Data di pubblicazione: 05/06/2016