17° SEDUTA – IL GIUDIZIO. CONCLUSIONI

Seminario 1993/1994
“NORMALITÀ E IMPUTABILITÀ NELLE QUATTRO PSICOPATOLOGIE”

 

 

A questo punto è più che sufficiente stilare, proprio come lista della spesa, la lista delle sanzioni possibili, nella misura in cui io figlio di quella signora che mi contesta sul mangiare è bello, nel senso che cerca di privarmi di questa facoltà di giudizio, io che giudico, che cerca di fregarmi, non sul contenuto del piatto — tipico caso di rapinatore di strada — ma sul mio muscolo, che è il mio giudizio, nella misura in cui resto certo — certezza e certezza della ragione — io reggo di fronte a questa madre piuttosto che a quant’altri, questo giudizio e un’infinità di altri giudizi analogo a questi, quali saranno le sanzioni?

Basta fare la lista della spesa. Di questa lista della spesa fa parte il puro e semplice caso che io dica:

«Ma và». Ma và è una sanzione. Mangio lo stesso: è una sanzione. Nella misura in cui arriva a questa persona la vistosità del fatto che mangio lo stesso. Io ho impiegato tanto a comprendere che il giudizio in se stesso, che ora ho espresso nel ma và, è una sanzione. Tutta la nostra civiltà, compreso quel figlio di cane di Beccaria, tutta la nostra civiltà è incapace di cogliere che il giudizio che ora ho elementarizzato nel ma và o nel mangio lo stesso, Non vuoi che esca, ma tanto io esco, e avanti, il giudizio — è interessante il ma và, perché non comporta il pugno o la pedata, ossia la sanzione penale tradizionale, — il puro giudizio è una sanzione “della Madonna”, perché il soggetto — in questo caso la solita madre piuttosto che quant’altri — che mi vede operare nel secondo mio giudizio, mangiare è bello, riceve una sanzione addirittura molto più ingente del calcio negli stinchi privato o della prigione decretata dal magistrato. Riceve un giudizio letteralmente universale. Perché immaginate questa madre che vuole togliermi dal cervello il piacere del giudizio che mangiare è un piacere. E io invece lì, mangio, eccome. All’occorrenza, non in sua presenza, se la sua presenza può impedirmelo. Andrò a mangiare da un’altra parte. Da un’altra parte; che è la vera soluzione; è l’altra parte la vera soluzione.   …

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Pronunciato il 14 aprile 1994
Trascrizione a cura di Gilda Di Mitri
Testo non rivisto dall’Autore


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Data di pubblicazione: 05/06/2016