2.a SESSIONE – RIPRESA E CONCLUSIONE

In fondo, ci sono osservazioni che – e succede sempre – possono essere prese male e altre che possono – le stesse osservazioni – essere prese bene.

L’osservazione è che da qualche migliaio di anni la parola “amore” è lì che non sappiamo cosa significhi e se designi qualcosa. Potrebbe e dovrebbe essere presa bene considerando che in fondo noi passiamo la vita, e l’umanità passa la sua, cioè la nostra individualmente, per arrivare a combinare qualche cosa per mezzo di questo fonema, “a-m-o-r-e” o in tedesco “L-i-e-b-e”, che sarebbe e sarà un successo poter assegnare alla parola “amore” la soddisfazione, cioè la meta. Noi pensiamo sempre che la meta è la mia meta. No: la meta è la meta di questa mia penna, così come la mia meta è la meta delle mie rotule. Si potrebbe farsi gli auguri augurandosi “Buone rotule”: non è male.

A me resta la domanda: quale è, se c’è – e io ritengo di sì – ma comunque se c’è un caso fra i tanti cui riservare, dopo infinita prudenza, la parola amore, o se considerarla come una parola destinata alla carta straccia della storia. Se esista un caso… Uno potrebbe dire più di uno: troppa grazia. Io, più modestamente, mi accontento di uno, se c’è un caso cui riservare questa parola azzardata; questa parola è sempre stata un azzardo.

Anche il caso del samaritano: riservargli come caso la parola amore… Un momento! Mi ricorda l’esempio dell’autista di autobus in Francia. La migliore risposta da parte sua, anzi l’unica, a quel tale in carrozzella, sarebbe stata “Ma lei si sbaglia! Se io mi sono comportato così, non è perché ho in famiglia un handicappato come lei, è perché io odio gli handicappati. Non ci dovrebbero essere gli handicappati, mi danno fastidio gli handicappati. Mi auguro che lei possa venirne fuori”. Venirne fuori: è come il buon samaritano. Se trovassimo che il buon samaritano amava tanto i poveri cristi, picchiati, insanguinati, sulla strada, lo considererei un uomo pericoloso, che ama le disgrazie!

Rappresenterei in un cortometraggio il buon samaritano come uno infastidito nel vedere che lì davanti, in mezzo alla strada, c’è un povero diavolo picchiato, e non gli va di avere a che fare con questo disordine che fa del male oltretutto a lui, anche solo al suo senso estetico. E allora, già che c’è, opera per riportalo in condizioni ragionevoli.

Guardate che questo dovrebbe essere noto ad almeno alcuni che fanno il mio stesso lavoro. Io non amo affatto, non solo la nevrosi, ma neanche i nevrotici. Ho una pratica e una tecnica tale da consentire a qualcuno di venirne fuori, cosa che per definizione la psicologia si proibisce di potere concepire. 

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Pronunciato il 10 Novembre 2018
Trascrizione a cura di Gilda Di Mitri 
Revisione di Glauco Maria Genga
Testo non rivisto dall’Autore.


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Data di pubblicazione: 05/06/2016