Corso 2003/2004
IL MONDO COME PSICOPATOLOGIA.
L’ORDINE GIURIDICO DEL LINGUAGGIO
1. La selva oscura
Dò un titolo che è dantesco: La selva oscura. Quella per cui la diritta via era smarrita. Solo che Dante non ci fa uscire dalla selva oscura, ma ci fa entrare nella selva oscura della Teoria. Preferisco fare avanzare il fronte dell’idea-nocciolo di quest’anno. Salute psichica – veridicità-profitto aut patologia: questa è l’alternativa, ovvero l’opposizione pensiero-Teoria. Noi tutti, più meno, siamo dei teoreti ambulanti: è il passaggio più difficile, quello che sarebbe il più facile, una volta fatto, di tutta un’analisi.
Ci si accorge che una fra le Teorie di cui l’individuo è un supporto ambulante – nonché sostenitore di ciò di cui porta il peso, o il basto come si dice dell’asino – è la Teoria causale: si va a cercare le cause: siccome la mamma, siccome il papà, etc. Non che non ci siamo entrati mamma e papà, ma ci sono entrati producendo l’ingresso nell’essere puri latori, portatori della Teoria. E diversamente che nel caso di tante malattie virali, non direi che esiste il caso del portatore sano.
Rinforzo ancora l’idea prima di portare il caso rilevantissimo dell’uomo che ha aperto il secondo millennio, costruendo la principale teoria patogena che sia mai stata formulata: Anselmo d’Aosta (hanno pure avuto la cattiva idea di santificarlo). Rinforzo, dicevo, l’idea già introdotta la volta scorsa.
2. La contemplazione della Teoria
Avendo detto che le patologie vanno pensate come vizi capitali, e poiché le Teorie vengono consegnate di solito alla corporazione dei filosofi e le patologie alla corporazione degli psichiatri, quel che stiamo facendo è riappropriarci di ciò che è nostro, riprendendolo dalle mani delle corporazioni che lo hanno reso sapere e competenza specialistica. Ordine giuridico del linguaggio, anche per chi non ci ha capito granché, significa questo, dato che l’ordine giuridico è di tutti, non di qualcuno più di un altro, neanche più del Presidente della Repubblica o del Parlamento che mio. Questo non è egualitarismo, ma solo definizione stretta. Il trasferire sul conto del linguaggio tutto ciò di cui parliamo, precedentemente a corporazione filosofica o corporazione medico-psichiatrica-psicologica significa riprendersi ciò che è nostro sul conto di ciò che può essere competenza comune. …
Pronunciato il 20 dicembre 2013
Revisione a cura di Glauco Maria Genga
Testo non rivisto dall’Autore