Corso 1997/1998
UNIVERSITÀ. CHE COSA POSSO SAPERE
Il mio compito oggi è quello di riprendere il filo e dare la parola a chi maggiormente occuperà il nostro tempo oggi, ossia Alberto Colombo e Pietro R. Cavalleri.
Assumiamo come convenzione di non mettere, di rinunciare ai tradizionali e legittimi titoli accademici. Mentre non è una convenzione la scelta del “tu” o del “lei”. Ho avuto una professoressa, la Vallaceva, dalla 4° Ginnasio, che dava del “lei” a tutti gli studenti. La adoro ancora adesso. Qualcuno mi diceva che oggi gli insegnanti nelle scuole stanno tendendo a farsi dare del “tu” dagli studenti. La mia massima aspirazione nella vita è di dare del “lei” alla mia amante. Il corso di quest’anno, Che cosa posso sapere, è stato introdotto facendo in modo che Michelangelo, e il Giudizio Universale della Cappella Sistina, diventasse quello che è, ossia latore di un messaggio.
Latore, anche in termini storiograficamente corretti — è da là che si riparte — del messaggio dell’anno. Attraverso la sua imputazione all’amore senza sapere, ossia all’ignoranza come programma. Dicevo che il Giudizio di Michelangelo — un amico e collega presente in sala la volta scorsa l’ha ben notato — avevo suggerito di prenderlo come affresco storico, da me trasformato da affresco con il pennello ad affresco parlato, ossia ho fatto una traduzione in lingua, avevo suggerito di prenderlo come un rapporto sullo stato della nazione, sullo stato della storia della nazione.
È quello che riprenderemo a fare oggi con i lavori preparati da Alberto Colombo e Pietro R. Cavalleri.
Essi riprenderanno il corso dei nostri lavori di questi anni dicendo a che punto — come si disegnerebbe la linea di un fronte — a che punto è il nostro lavoro: sapere o lingua o enciclopedia.
Stanno uscendo i nostri libri: ecco i primi due Università e A non è non ha. Questi due raccolgono in modo mirabile, a cura di Pietro R. Cavalleri, due corsi precedenti svoltisi in questa stessa sede con la stessa fisionomia di Corso. Questi libri, che saranno presto anche nelle librerie, sono per voi i vostri libri di testo, stante la proibizione per ragioni interne all’università a vendere in questo ambito i libri. È disponibile una scheda per poterli prenotare. …
Pronunciato il 6 dicembre 1997
Trascrizione a cura di Gilda Di Mitri
Testo non rivisto dall’Autore