Seminario 1994/95
“Aldilà. Il corpo”
- Il moto intelligente e lo handicap psichico
Il ritenere che l’invidia possa connettersi a tutte le pulsioni – divenendo la patologia di ogni moto – permette di riconoscere più facilmente la sua presenza nell’anoressia mentale. Essa è altrettanto facilmente rintracciabile nel vomito che accompagna la bulimia, traducibile nella frase: «Mi fai vomitare».
L’espressione «moto intelligente» è originale e adeguata e ha un interesse pratico-terapeutico. Recenti incontri con neuropsichiatri infantili hanno infatti confermato la bontà e anche l’efficacia, globalmente innovativa, risultata dal fatto che, nella nostra considerazione, lo handicap psichico è diventato di pari interesse di tutte le altre classi psicopatologiche. Nonostante si parli in ogni dove di «condotte simboliche», nell’handicappato non vi è alcuna condotta simbolica e tanto meno alcuna «destrutturazione della personalità»: essi sono degli iper-strutturati, degli iper-organizzati. Anche se, nello handicap, siamo ben lontani dall’ottenere qualsiasi efficacia, mi sembra che l’individuazione del moto intelligente, in tanta disturbante stupidità, sia la chiave per arrivare a potere operare. Qualsiasi cosa facciamo con gli handicappati,1 suggerisco di considerare questi trattamenti come altrettante sedute preliminari, dovessero durare una vita. In questo modo, anche l’alambiccare acquisterà un tratto di intelligenza, in quanto sarà collocato nel preliminare di qualcosa che potrà accadere: che questo soggetto, magari per svista o per amore, passi dall’aldiqua (della psicopatologia) all’aldilà (della normalità).
Abbiamo sempre detto che l’inizio effettivo di una cura è già passaggio alla posizione della guarigione. Il passaggio all’aldilà della normalità è il riconoscimento del corpo: riconoscimento di avere un corpo e di muoversi secondo una legge di moto del corpo, e nient’altro. È infame qualsiasi altra legge che si proponga come legge distinta da quella che governa il moto del corpo, tanto nel caso in cui questa legge sia offerta, quanto nel caso in cui sia pensata individualmente, in nome di ragioni alte o basse, per fini nobili o sociali. Il falso profeta è colui che, in nome della morale e addirittura della guarigione, offre una legge che non è immediatamente legge di moto del mio corpo. Qualsiasi legge che non sia immediatamente legge di moto del corpo è infame. …