Seminario 1995/1996
“VITA PSICHICA COME VITA GIURIDICA 2”
Rispetto alla sequenza già proposta: crisi-malattia-psicopatologia, ora risulta una sequenza perfezionata:
- «offesa» (menzogna): rappresenta l’errore del giudizio nell’altro;
- «errore nel soggetto»: caduta della capacità di imputare l’altro;
- «malattia»;
- «psicopatologia».
Riguardo alla coincidenza o non coincidenza tra crisi e malattia, bisognerebbe assegnare la parola «crisi» al secondo tempo, cioè al costituirsi dell’errore nel soggetto ossia alla caduta della capacità di imputare. Si può mantenere l’espressione «coincidenza di crisi e malattia» per dire che la malattia arriva proprio dopo l’errore, nello stesso luogo dell’errore; in termini temporali la malattia è successiva – foss’anche di un breve intervallo – all’errore o crisi.
A proposito del rapporto tra il parlare e la malattia, non dobbiamo più accontentarci dell’idea di «parola-frase»: se è frase, è frase. La parola-frase ha il carattere di un comando: non è vero che l’handicappato che dice: «Acqua» significa: «Per favore passami l’acqua»; è piuttosto il comando: «Dammi l’acqua». E il comando non è il registro del rapporto. Gli handicappati sono dei comandi computerizzati in un corpo vivente. Quindi la differenza tra frase e parola-frase non è solo una distinzione di gradi evolutivi nella competenza linguistica.
Ciò che stiamo dicendo riassume tutta la nostra differenza dalla storia della psicologia, perché per mettere insieme una frase (soggetto-verbo-predicato) ci vuole pensiero. Metterci pensiero e porre rapporto sono la medesima cosa: c’è un affare da compiere in una partnership e l’atto di pensiero equivale al «ci metto del mio».
Così come è stata fatta la distinzione fra pensiero passivo – posto – e pensiero attivo – ponente – mi sembra risultare una distinzione fra imputazione attiva e imputazione passiva. Il bambino che sta bene con l’altro, ancora prima di avere acquistato la discreta capacità linguistica necessaria a formulare la frase, è con gli atti che mostra di esserci nel rapporto: chiamerei – questo «starci» – capacità di imputazione passiva, perché la simpatia e gradevolezza del bambino significa che sta imputando ai suoi altri il fatto che ci sta bene, è adesione passiva che comporta tutto un sistema di risposte articolatissimo, non verbale.
L’imputazione attiva è invece quella che coincide con la frase. Questo fa fare un passo notevole al concepire giuridicamente l’agire del parlare: «Passami l’acqua» è una frase della lingua in cui la lingua è più lingua per il fatto di essere giuridicizzata, perché fa rapporto. …
Pronunciato il 24 novembre 1995
Trascrizione a cura di Gilda Di Mitri
Testo non rivisto dall’Autore