Sottoscrivo quello che ha appena precisato Mariella Contri.
Ho pochissimo da dire. I nostri ultimissimi anni – crisi ecc. ecc. – ci informano che non c‟è più nessuno che abbia una pur vaga idea in mente su alcunché, ivi compreso quando si parla di democrazia. Nessuno ci sa nemmeno dire se entro un anno saremo tutti morti o se ci sarà ancora un governo o uno Stato da qualche parte. Non sto piangendo su tutto questo, anche perché forse sarà una buona occasione per verificare quel detto di Lacan che diceva che la vita non è tragica, la vita è comica. La vie n’est pas tragique, elle est comique.
In ogni caso, mi passano per la mente molto rapidamente cinquant‟anni passati; riprendo dai miei venti, e prima anche, quando frequentavo non poco le palestre di un giovane ligio cattolico ed ero certamente un‟eccezione: frequentavo tutto il mondo laico che potevo, compresa la mia associazione studentesca pariniana e mi abbeveravo di parole e idee che non avevo mai sentito in vita mia, democrazia compresa. Ne è passato di tempo, ma non è il tempo che usura niente, il tempo non usura affatto, non usura nulla, non usura l‟amore, non usura neanche le parole, eppure sembra un tempo così passato!
Prima della lista è la parola democrazia.
In fondo, se ho veramente poco da dire è perché questo poco da dire si riduce a questo che dirò ora. È buono il titolo di Freud, Futuro di un’illusione; appunto sto parlando del futuro che non sia il futuro di un‟illusione, quindi neanche il futuro come illusione e c‟è un solo caso in cui il futuro non è un‟illusione, è il futuro della pianta di fico, il cui futuro sta nel fatto che domani avrà prodotto il fico. Questo è non fare del futuro un‟illusione perché il tempo che intercorre tra oggi e domani, e che noi chiamiamo futuro, ha comportato una produzione di fichi. Solo i fichi fanno non illusione. …
Pronunciato il 17 dicembre 2011
Trascrizione a cura di Sara Giammattei
Revisione di Glauco Maria Genga
Testo non rivisto dall’Autore