Seminario 2005-2006
I VIZI DELL’IDEALE DELL’IO, O “NARCISISMO”, INDIVIDUATI DA FREUD: INNAMORAMENTO, IPNOSI, PSICOLOGIA DELLE MASSE (O DEI GRUPPI)
Ecco, io già adesso comincio a pensare che non avevo tutti i torti sabato scorso a dire cosa ne sarebbe delle donne. A questo punto bisognerebbe chiedersi che cosa ne sarebbe degli uomini. Se esistono ancora. Una questione riguardante le donne stesse, non solo gli uomini. Non si sa più bene. La donna ancora ancora si può rifugiare nell’essere mamma, rifugio un po’ torbido. Il pericolo è comune, ma trovo che è in notevole pericolo l’uomo. Questo detto così, a spunti.
Solo fra ieri e oggi per lentezza mentale la parola innamoramento mi è balzata nella sua pasta linguistica: innamorare e non me ne ero ancora accorto, pensate la lentezza, vuol dire che voi siete più lenti di me. La storia della fisica si è occupata delle equazioni, della velocità e dell’accelerazione. Noi dovremmo occuparci delle equazioni della lentezza. Siamo ancora lì dopo qualche miliardo di anni nelle stesse menate, tutte ferme. Le equazioni della lentezza! Quanti sono lì a interrogarsi della durata dell’analisi: no, le durate di alcuni millenni! C’era quell’autore francese, Paul Virilio, Saggi di dromologia applicata, cioè di scienza della velocità: ma no, noi qui abbiamo la scienza della lentezza senza la tartaruga.
La parola innamorare, me ne sono appena accorto, è esattamente costruita come la parola inoculare, invidiare, immettere, in-fare, in-cosare (non si dice, scusate, vi convoco adesso a trovare verbi analoghi). Verbi transitivi: io ti innamoro. Infettare è quella che trovo più vicina. Io non ho mai fatto una storia del lemma innamorare. Però ammettiamo che sia stato un pinco pallino che un giorno si è inventato il verbo innamorare: non doveva essere un ingenuo. Ammesso che l’abbia pensato come il verbo infettare: io ti infetto, io ti innamoro. Ma no, è già l’idea di Eros e la sua la freccia: zac! É l’idea di Eros: mi innamoro. …
Pronunciato il 16 dicembre 2005
Trascrizione a cura di Sara Giammattei
Revisione di Glauco Maria Genga
Testo non rivisto dall’Autore