Corso 2003/2004
IL MONDO COME PSICOPATOLOGIA.
L’ORDINE GIURIDICO DEL LINGUAGGIO
Sono soddisfatto delle comunicazioni di questa mattina, così come sono soddisfatto dell’andamento del Corso. In particolare abbiamo motivo di essere grati a Genga, Alemani e Mariella Contri, spero fra un momento anche a me; in ogni caso il mio contributo è quello che avete visto su carta e su sito. Faccio osservare che, se sommate le mattine del corso fino ad oggi e prevedendo che arriveremo a buon termine verso giugno, avete un esempio del ben fondato nostro chiamare Idea di Università lo Studium Cartello. Non dico di più.
Vorrei che ciò che sto dicendo fosse eccitamento vicendevole, incoraggiando così l’ambizione di ciascuno. L’ambizione è una virtù, ed è una virtù normale, dell’uomo normale. L’ambizione produce la modestia perché, se uno è ambizioso, allora sì che c’è il lavoro. L’immodestia, tutto ciò che vi si avvicina come vizio, è l’assenza di lavoro, o la sostituzione di tutto il lavoro con il comando. E’ vero che nel Fhurerprinzip il Fhurer ammesso che sia vero, agisce 24 ore su 24 o poco meno, ma il comando non è lavoro, anzi lo uccide. Non sto parlando del comando dei servizi (accendere o spegnere la luce, o la catena di montaggio). Il nevrotico è ancora ambizioso, lavora ancora. La nevrosi comporta conflitto, ma il nevrotico non agisce il conflitto, ottenendo invece frutti con il proprio lavoro residuo nel conflitto. Stiamo parlando di un’alternativa che può essere descritta succintamente con due parole: aut il conflitto (cioè la nevrosi) aut il terrorismo (cioè la psicosi).
Io ricordo che all’inizio di questo Corso non avevo alcuna idea di come avrebbe dovuto svolgersi. Infatti abbiamo affidato al mese per mese il farci venire le idee intorno allo sviluppo: esisteva sola l’idea di partenza, che ormai è diventata due idee:
1) La dipendenza di tutta la patologia dall’ordine, o disordine, delle teorie (non insisto ora sui presupposti) che sono sostenibili solo in quanto non ci si provi neanche a dimostrarle. Sono teoremi, ma non precisamente come quelli di Pitagora, anche se Pitagora e Platone sono pieni di teoremi nel senso che diciamo noi. …
Pronunciato il 21 febbraio 2004
Revisione a cura di Glauco Maria Genga
Testo non rivisto dall’Autore