Corso 1998/1999
«SCIENZA» O DEI QUATTRO LEGAMI SOCIALI
Adesso il fottone mi è un po’ passato, ma almeno perché mi è venuto uno spunto di cui ridere, perché ho imparato a detestare, a non volere più di tanto, ma forse neanche questo, proseguire per un intervallo di tempo un pensiero puramente oppositivo a qualcosa. Ritengo vero fra i detti tradizionali, massime, proverbi, che non bisogna mai prendere buoni nell’insieme ma andarli a esaminare uno a uno alla luce del giorno, il detto che dice «Chi va con il lupo, impara a ululare», anche se è un cacciatore di lupi. Anche il cacciatore di lupi, anche l’esorcista, se passa troppo tempo a fare l’esorcista, alla fine ci sarà bisogno di un esorcista che gli faccia l’esorcismo: imparerà a ululare.
Mi è venuta una cosa più sgarzuola: a proposito di modelli, almeno una cosa ho capito. È stato detto e scritto tutto sui modelli, sulla teoria dei modelli, scoperta che ricordo: quando Corrado Mangione una volta diceva — ed è uno che sa il suo mestiere — «Io non uso quasi più la parola “modello” perché si sono trovate duecento e passa definizioni di “modello”». Quindi diceva «io non gioco più». Interessante detto da uno che sa il suo mestiere.
Il poco che ho capito sui modelli è questo: che si tratta di cogliere la differenza fra il modello e la modella. E non è una sciocchezza. La differenza fra il concetto antico di modello e il concetto contemporaneo di modello è che il concetto antico di modello è quello della modella, ossia la persona in carne ed ossa che sta lì per il pittore, reale almeno nel significato di sensibile.
Il modello invece è un costrutto astratto, ed è un costrutto più facile di una teoria: il planetario è un modello che fa intendere un po’ che cos’è la teoria fisica o cosmologia, etc. Il planetario è un modello, è perfettamente astratto e non è affatto come la modella.
Oppure la teoria cinetica dei gas: per rappresentarla, ma anche per poterci operare scientificamente, è stata analogata al modello delle palle di biliardo. Sono tutti esempi scolastici. …
Pronunciato il 13 febbraio 1999
Trascrizione a cura di Gilda Di Mitri
Testo non rivisto dall’Autore