4° SEDUTA – NEVROSI 1 – COME PARLARE DI NEVROSI SENZA OFFESA OSSIA COME PARLARE DI NEVROSI A DEI NEVROTICI. IL CASO DI GEDEONE

Seminario 1998/1999
“LA PSICOPATOLOGIA E LA SUA SCIENZA PRODOTTA DAL PENSIERO DI NATURA”

 

 

Il tema di questa sera può dirsi così: come parlare di nevrosi senza offesa, ossia come parlare di nevrosi a dei nevrotici. Bisogna fare crescere in voi la portata e il peso di questa parola. Anche se non ci arriverete subito, perché ha un peso, una portata che tanto più si ingrandiscono quanto più diminuisce in sé il peso della propria nevrosi.

Siamo già stati introdotti da Pietro R. Cavalleri e Raffaella Colombo. In particolare, Pietro R. Cavalleri ricordava recentemente che abbiamo già fatto notare che nella nostra cultura psichiatrica e psicologica la nevrosi viene sempre più fatta sparire con destrezza, acchiappandola e mettendola via. Si capisce la funzionalità di questo, ma non si può dire né ripetere sempre tutto. È facile dire… Ma è un tipo di facilità simile a quella di chi scivola sul fango; non è un’altra specie di facilità. È facile dire che si nasce malati — sparizione con destrezza della nevrosi — senza competenza del soggetto. È facile dire che si nasce psicotici, schizoparanoidi o depressivi alla kleiniana: è tolta la competenza. È facile come scivolare: preferirei non dire qualcosa di peggiore della melma…

In ogni caso, riprendiamo dalla nevrosi.

Il piano di esposizione, nel lavoro di sistematica di quest’anno, non è affatto “oggi parleremo di nevrosi, domani parleremo di psicosi, dopodomani parleremo di perversione e alla fine, dulcis in fundo, la psicopatologia precoce”. La patologia è la nevrosi e basta. Poi la nevrosi ha dei destini, in un senso o in un altro senso. In un senso o in uno pseudo-senso; in un senso e in un para-senso: e saranno psicosi e perversione. A parte malattia e psicopatologia precoce.

Ma dire questo è ancora solo scolastico. Ed è sempre bene sapere essere scolastici, anche l’ordine scolastico. Non è che serva a moltissimo, l’ordine scolastico: serve, senza aggiungere altro. Serve e basta. La scolastica è lo psicofarmaco dell’intelletto: è quel tanto di obblighi necessari per impedirsi di scartare, di uscire di strada. È come il solfeggio. Nessuno sa suonare uno strumento un po’ benino se non sa il solfeggio. Fatto questo, e bisogna saperlo fare per tutta la propria vita di musicista, un’esecuzione musicale non consiste nel proporre al pubblico il solfeggio.  …

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Pronunciato il 13 novembre 1998
Trascrizione a cura di Gilda Di Mitri
Testo non rivisto dall’Autore


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Data di pubblicazione: 05/06/2016