Seminario 1995/1996
“PERCHÉ FREUD HA RAGIONE”
Faccio una proposta per la prossima volta, e la considerazione che la motiva: tu hai detto “la questione non è di immediata comprensione”: non c’è nulla di Freud che sia di immediata comprensione e non c’è nulla di nulla al mondo che sia di immediata comprensione.
Se non è immediata, allora è mediata. È subordinata, la comprensione, a ciò che Freud dice da parte sua sulla sessualità, ma che vuole dire l’essere uomo e donna, sulla genesi della sessualità in due tempi. Se avviene in due tempi, il coglierlo non è immediato perché il fatto che avvenga in due tempi non lo si coglie immediatamente. Bisogna correlare i due tempi, distinguerli e connetterli. Aggiungerei la serie, perché Freud si presta alla costruzione di una serie, mettiamo prima la sessualità, che si genera in due tempi, – e la parola sessualità è usata in modo ingenuo, da intendersi Uomo-Donna, non la sessualità di cui abbiamo ricostruito il concetto – c’è genesi dell’intelligenza in due tempi, c’è genesi della maturità in due tempi, c’è genesi degli affetti in due tempi, c’è genesi del pensiero, per quanto lo si possa distinguere dall’intelligenza, in due tempi. Di tutto ciò che è umano, c’è genesi in due tempi.
I due tempi sono due tempi successivi: uno prima e uno dopo. Il primo tempo è quello che Freud tollera, per tolleranza linguistica, come tollera di usare la parola sessualità come la si trova sul mercato, così il primo tempo tollera di chiamarlo infanzia, anche se già al suo tempo l’infanzia era l’età di Gesù Bambino: è chiaro che per Freud l’infanzia non è l’età di Gesù Bambino ma è l’età della prima maturità, del primo tempo della maturità, delle teorie infantili, di capacità di costruzione teoretica, etc. Il che significa – vedi tecnica stessa – che il lavoro dell’analisi, il lavoro analitico stesso, si svolge se e solo se chi svolge il lavoro dell’analisi ritrova il primo tempo o quella che è chiamata infanzia, ivi compreso tutto ciò che era enumerazione, ricordo, contarla su, andare a vedere, ivi comprese le storie, le storielle e le storiacce, persino ciò che è dell’ordine del più banale. Senza rimemorazione effettiva attraverso il discorrere così come viene non c’è analisi alcuna.
Qual è la soddisfazione che risulta dall’analisi? La soddisfazione che risulta dall’analisi è che è un’esperienza di soddisfazione del pensiero. …
Pronunciato il 26 gennaio 1996
Trascrizione a cura di Gilda Di Mitri
Testo non rivisto dall’Autore