5° SIMPOSIO
A CHE PUNTO SIAMO.
SPERANZA O CERTEZZA?
Un esempio di atto perverso che pesco dalla mia esperienza di bambino prima dei dieci anni: a carnevale, fra le varie cose (cose da far esplodere, mascherate, coriandoli) che si potevano comprare a bassissimo prezzo, c’erano le bombette puzzolenti; devo dire che mi sono stufato presto. Io ne ho fatte di tutti i tipi, come gli altri bambini, anche tirare i sassi dal cavalcavia – non credo di avere ammazzato qualcuno, ma ho fatto anche questo –, ma so che un giorno ho detto: “Basta”. Aveva un certo fascino il sasso dal cavalcavia, ma prima finisce e meglio è: è falso il detto che ogni bel gioco deve durare poco, è il cattivo gioco che deve durare poco, quello buono può durare tanto e ce lo insegnano i bambini. Un buon gioco è ripetuto, mai noioso. La ripetizione del bambino non è noiosa, è la compulsione che fa male, non la ripetizione.
A proposito delle bombette puzzolenti – ma pensate all’effetto della bombetta puzzolente in un raggruppamento sociale qualsiasi, si può anche essere in metrò –, la bombetta puzzolente farà sì che il legame sociale, magari minimo che c’è fra quelle persone, si rompa e addirittura che si detestino perché tutti si guardano male se c’è il puzzo.
Ecco, questo è tipico dell’atto perverso, dove al posto della bombetta – potrebbe anche esserci anche quella –, c’è una frase buttata lì, disarticolata da tutto il resto e in particolare disarticolante. Poi colui che ha detto la frase si giustificherà dicendo che dalla sua interiorità ha estratto quella cosa lì, ma l’effetto calcolato di quella frasetta, magari breve, era quello di rompere quel tanto di legame sociale che esisteva.
Questo è lo scopo, frasi come bombette puzzolenti. Non potremmo neanche chiamare la polizia perché il perverso che ha tirato la vera bombetta cosa dirà? Dirà che non era vero, che era solo uno scherzo. Se chiamiamo la polizia questa se la prenderà con noi dicendo che non si scomoda la polizia per così poco.
Pronunciato il 18 maggio 2013
Trascrizione a cura di Sara Giammattei
Revisione di Glauco Maria Genga
Testo non rivisto dall’Autore