Corso 1997/1998
UNIVERSITÀ. CHE COSA POSSO SAPERE
Introduco l’argomento di oggi in questo modo, con due brevi commenti.
All’ultimo cenno di Cavalleri, che non si torna indietro, la mia breve aggiunta è che questa — si potrebbe non fare questi riferimenti: non è coatto il farlo, ma solo un arricchimento — è la più agostiniana delle idee. Non si torna indietro dall’errore. Il che è come dire — a partire da Michelangelo — che la frase finale di Dio non può essere, finita la storia, «Abbiamo scherzato: ricominciamo tutto da capo». Dopo la San Vittore della storia, ricominciamo tutto da capo. Il che equivale a dire che non c’è sapere, ritorniamo allo stato istintivo di partenza.
Il sapere c’è a una condizione — come dire che si entra in questa stanza alla condizione che la porta sia aperta, che si abbia titolo per entrarci: non può entrarci chiunque — ; c’è una condizione come porta aperta e non come premessa logica. La premessa logica è l’albero del bene e del male. È una condizione non come premessa logica, ma come porta aperta. L’idea che la scienza del reale sia la logica è un’idea hegeliana, un tempo ripresa anche da Lacan. È un’idea che respingiamo. Abbiamo detto che tale condizione del sapere è un sapere negativo, è il sapere intorno a un non. E l’abbiamo detto e mai cesseremo di dirlo: non c’è istinto. Non c’è in noi natura animale. Ma il che è lo stesso che la premessa astrattissima che tutto si derivi, in specie il giudizio, dalla coppia astratta più-meno, 0-1, bene-male.
L’albero del bene e del male è la teoria generale dell’istinto e coinvolge anche Dio. Da quella teoria risulta che il sapere di Dio è un sapere istintivo. E del suo istinto farebbe parte, chissà perché, una follia amorosa. È a questo che si oppone l’«Ohibò» di Michelangelo ed ecco il significato, stante che istinto arriva fino alla teoria, falsa e più che falsa, peggio che falsa, maligna, dell’istinto sessuale — non c’è neppure istinto sessuale, come non c’è istinto alimentare — la castrazione allora evocata da Pietro R. Cavalleri altro non è che un intervento chirurgico su questo pensiero di troppo, su questo cancro del pensiero. Ecco perché dicendo questo ho introdotto il tema di oggi. …
Pronunciato il 24 gennaio 1998
Trascrizione a cura di Gilda Di Mitri
Testo non rivisto dall’Autore