5° – L’UNIVERSO COME REGIME DELL’ECCEZIONE

Corso 1995/1996
“UNIVERSITÀ”. RI-CAPITOLARE

 

 

Questa mattina, oltre alla ripresa del tema «Diritto» – che avverrà nel secondo tempo –, interverranno di nuovo brevemente coloro che già sono intervenuti, per disegnare la costellazione degli argomenti che vengono ad articolarsi più immediatamente con il tema di cui hanno già parlato, in modo da aiutare tutti e se stessi a cogliere anche nell’estensione la natura e la portata del lavoro che andiamo facendo, che non a caso chiamiamo «Enciclopedia» o «Università».

«Università» significa occuparsi di tutto e anche di qualcosa d’altro che eccede il tutto. Al «tutto» fanno eccezione due realtà. La prima di queste realtà è il soggetto, che non è in funzione del tutto (in questo caso il tuttismo si chiama anche «totalitarismo», specialmente quando si formula politicamente). Poiché il soggetto è ciascuno dei tutti, possiamo dire che il «tutto» fa acqua da tutte le parti. Se il soggetto è un «di più» rispetto al tutto – ma soggetti sono tutti, uno per uno –, allora regola ed eccezione coincidono: è la legge di cui andiamo parlando. La vecchia formula dei tre moschettieri («tutti per uno») è uno dei modi di riformulare la legge: se solo si dà il caso che sbuchi fuori uno che è per quell’uno, allora questo altro uno rappresenterà l’Universo. Questo uno, se esistesse, sarebbe l’altra eccezione al «tutto».

Allora, il solo regime possibile in quanto regime, in quanto ordine, è il regime di eccezione. La nostra formula scritta S–A, con le sue articolazioni, è il regime dell’Universo in quanto regime d’eccezione.

Se a qualcuno è capitato di leggere Carl Schmitt, si sarà accorto di quanto un pensatore politico del nostro secolo, che ha tanto parlato del regime di eccezione, non è neppure stato sfiorato da un pensiero di questo genere. Confronti come questo mostrano la permanente correlazione di quello che andiamo dicendo con le teorie più generali da un lato e con il più minuto dettaglio dall’altro, per esempio con il lapsus. Tutto ciò che diciamo non varrebbe nulla se non sapesse parlare del lapsus e di quant’altro incontriamo nell’esperienza, che nella cultura (intesa come pensieri correntemente appresi) è considerato irrilevante o, come dicevano alcuni, «epifenomeno» (epifenomeni i lapsus, i sogni, i deliri, i sintomi nevrotici…).  …

Leggi tutto


Pronunciato il 13 gennaio 1996
Trascrizione a cura di Gilda Di Mitri
I testi relativi agli interventi di questo Corso sono stati raccolti nel volume «Università». Ri-capitolare, Sic Edizioni


Download

FileDimensione del file
pdf 960113SC_GBC3a333 KB

Copyright © 2025 Raffaella Colombo - C.F. CLMRFL55B43Z133J
Copyright - Contatti - Tutela della Privacy - Cookie Policy


Credits


Data di pubblicazione: 05/06/2016