Corso 1997/1998
UNIVERSITÀ. CHE COSA POSSO SAPERE
Penso a fare bene a ricordare il peccato originale, che non diventa mai uno dei nostri temi, ma per la sola ragione che in ognuno dei nostri passi che spesso, come ancora oggi, consistono nel trattamento di termini, parole, concetti, lemmi, è presente anche un nemico. La nostra università, dunque, comporta sempre questo sapere. La scienza moderna e l’università che a livello mondiale è andata sviluppandosi sono comportate da un un’idea di sapere propriamente irenica; un poco pacifista pacifismo.
Ritengo propriamente decisivo per tutto ciò che sappiamo, per ciò che proponiamo, insegniamo, — è il concetto di dottrina che vuol dire “insegnamento” — il ciò istituito e man mano istituentesi: il nostro pensiero intorno al sapere è un pensiero che comporta il sapere sull’avversario.
Brevissima aggiunta circa quella che chiamo “la seconda componente” del peccato originale.
Sulla prima ci si è abbastanza soffermati lo scorso anno, ossia l’imposizione di una procedura astratta da cui dedurre ogni giudizio. Una coppia di valori astratti, detti bene e male, ma che potrebbero benissimo essere la coppia più-meno, alto-basso, destra-sinistra; la coppia bene e male è il male. I due termini lessicali bene e male non hanno nulla a che vedere né con il bene né con il male. La coppia in quanto tale è essa il male, in quanto posta come premessa da cui dedurre ogni giudizio, il che significa la rinuncia alla competenza nel giudicare se è da una simile procedura che il giudizio di buono o non buono sarà dato.
Recentemente mi si è chiarita la seconda componente del peccato originale. E seguo alla lettera la celebre narrazione biblica. Il primo mangiatore della celebre mela attraverso quella procedura è una mangiatrice. Ma ancora il peccato originale non c’è, è appena cominciato. Quando diventa completo? Non è nell’atto con cui lei offre la cosa a lui. Qui siamo ancora in quello che possiamo chiamare un bel regime di gentilezza, siamo ancora nella comunione dei beni: passo a te quello di cui ho goduto io. …
Pronunciato il 24 gennaio 1998
Trascrizione a cura di Gilda Di Mitri
Testo non rivisto dall’Autore