5° SEDUTA – IL COMPROMESSO, ATTO SOVRANO NEI DUE DIRITTI. CASTRAZIONE E VERGINITÀ

Seminario 1994/1995
“IL COMPROMESSO”

 

 

Ho iniziato un lavoro simile a quello che vale per tutti, una specie di lavoro di atterraggio, senza attaccare le cinture, per la domanda a che punto siamo arrivati nel corso dell’anno? Si è detto che è quello che faremo anche negli altri incontri della Scuola Pratica e al Corso del sabato. Ho provato a iniziare a stringere qualcosa sul tema del compromesso che è il grande tema dell’anno de Il Lavoro Psicoanalitico.

É anche il caso di chiedersi se l’idea che si è seguita era quella giusta o era sbagliata. Per il momento mi sono fatto tutte le obiezioni di cui sono stato capace, ma non le faccio presenti. Sto dicendo che comincio io il lavoro di atterraggio. Paragone idiota perché non ci siamo mai staccati da terra: siamo terreni, terrestri e territoriali. Il nocciolo di idee che ho trovato – e il tema della perdita ora introdotto da Ambrogio Ballabio mi serve da spunto – è che la nostra tecnica non è un compromesso e sopratutto non è un compromesso con la malattia. Quante volte abbiamo detto che la tecnica psicoanalitica è la tecnica dei sani e non dei malati! Il malato, se fa l’ammalato in seduta, non sta seguendo la tecnica che ha dichiarato di volere accettare.

Mi pare che convenga ripartire, in senso teoretico, dal livello più alto: prendiamo i due piani ortogonali che sembrano intersecarsi, e immaginiamoci anche il terzo. L’aggiunta del terzo piano dovrebbe introdurre un po’ di sano scompiglio fra le idee, perché è quello che anche solo per motivi di conta sulle dita ci permette di cogliere che i piani sono tre e non due come nel riferimento di Agostino. Qui invece sono tre. Da quale cappello è uscito il terzo coniglio?

Avere notato che sono tre ci permette di dire che quello il piano y, che è quello della legge di natura, di cui la tecnica analitica è una delle mille possibili messe in atto e versioni pragmatiche – se uno inventasse la milleunesima io non l’escluderei – il piano o la Città annotata come y non è la Città di Dio. É la Città umana, universale, di quella legge. La Città annotata x, chiamiamola la Città della legge giuridica dello Stato.  …

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Pronunciato il 24 marzo 1995
Trascrizione a cura di Gilda Di Mitri
Testo non rivisto dall’Autore


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Data di pubblicazione: 05/06/2016