Seminario 2004/2005
IDEA DI UNA UNIVERSITÀ
LA LOGICA E L’AMORE
Riguarda la “legge Sirchia” sul fumo. Non sono frivolo. Personalmente, nel mio studio, salvo eccezioni, io non fumo più. Poi ogni tanto fumo lo stesso, ma solo come eccezione. Perché non fumo più? Prima di questa legge la cosa era diversa: era il far west della libertà individuale, che non è affatto far west. Adesso c’è una legge. Allora io mi sono detto: non posso diventare quello cui il mio paziente concede di fumare. Il paziente obbietterebbe: «Lei fuma perché prevarica su di me». Attenzione, bisogna sempre avere una ragione formale precisissima. La legge dice che fumare rimane un reato – ormai è definito reato – e resta tale anche quando si fuma in una riunione “privata”, in senso giuridico, come questa stessa riunione. Se anche tutti votassero all’unanimità di fumare, questo sarebbe illegale. Se anche tutti fossero concordi nel darsi pugni in faccia reciprocamente, rimane che dare pugni in faccia è un reato. Un giorno, sull’onda dei gay, avremo anche i nuovi diritti, ad esempio sadici o masochistici, ma per ora non ci siamo ancora.
Per quale ragione pongo il quesito? Poi vediamo cosa ne pensiamo. É una legge. Che riguardi il fumo o un altro argomento, ciò è irrilevante. La ragione per cui ritengo interessante questo, non è la piccola favola del fumare o non fumare – perché anche ora, automaticamente, sto estraendo una sigaretta, che però rimetto a posto – è la seguente.
Mettiamo che noi, consensualmente, consideriamo questo un caso di legge ingiusta. Il caso esiste, come ad esempio: «I negri, gli ebrei e i cani non possono entrare in quel certo ristorante». Legge ingiusta, ma legge, lex. …
Pronunciato il 21 gennaio 2005
Trascrizione a cura di Sara Giammattei
Revisione di Glauco Maria Genga
Testo non rivisto dall’Autore