6° SIMPOSIO
CONCLUSIONE. A CHE PUNTO SIAMO?
Breve sussidio.
Sono diventato sensibile ormai da molti anni, perché lo osservavo già nella notte dei tempi, a questo: quando si pronuncia la parola “diritto” – credo che tutti potreste confermarmelo –, per un momento il vostro cervello resta freddino, “Chissà di che cosa parlano”: è sempre così.
Sono già intervenuto in questo senso più e più volte, dicendo che quando sentite la parola “diritto” dovete pensare a quello che ho chiamato “regime dell’appuntamento”, che invece è una parola sensibilissima per le mie orecchie. Se non siete sensibili a questa parola non ci sono più speranze per voi, quindi pensate non solo all’appuntamento ma all’appuntamento come regime per la propria esistenza.
Questo come sussidio, quando sentite parlare di diritto.
Ho sempre detto che il regime dell’appuntamento è anche quello iniziato da ogni imprenditore che apre un’azienda: non c’è l’albo dell’imprenditore autorizzato, è lui che instaura quella forma particolare del regime dell’appuntamento, poi ogni altro appuntamento, ma può essere anche politico, sindacale o con una singola persona che ho voglia di vedere; tutto è regime dell’appuntamento, al mondo non esiste nulla che non sia almeno iniziato dal regime dell’appuntamento. L’esistente è il prodotto del regime dell’appuntamento, anche se è stato via via assassinato, come abbiamo visto nell’intervento di Ballerini.
Mi permetto la previsione che almeno la linea di tendenza – come quando si fanno i grafici e risulta una linea di tendenza – presente in ciò che abbiamo appena sentito, e quindi anche nella classificazione psichiatrica americana, è nella criminalizzazione di alcune parole. Magari non accadrà perché non sempre accade il peggio: c’è una frase di quel romanziere russo di tanti anni fa che incomincia il romanzo con una battuta: «Il pessimista dice – ci sono due personaggi, il pessimista e l’ottimista -: “Peggio di così non potrebbe andare!” E l’ottimista: “Sì che potrebbe!”», era Zinov’ev, Cime abissali.
La linea di tendenza dal lato del “Sì che potrebbe!” è nella criminalizzazione di alcune parole, fra cui la stessa parola “patologia”, il solo usare la parola “nevrosi”, la parola “perversione” e la parola “psicosi”. E già è detto per l’ “autismo” o “psicopatologia precoce”, quindi siamo già avanti in questo grafico.
Pronunciato il 21 giugno 2014
Trascrizione a cura di Sara Giammattei.
Revisione di Glauco Maria Genga
Testo non rivisto dall’Autore