Giacomo B. Contri
Approfitto di qualche spunto, telegraficamente.
Primo: narcisismo primario.
Sono arrivato alla conclusione che non esiste narcisismo primario; il bambino non è narcisista.
Secondo: l’espressione “appuntamento con la storia” appena sentita. Non so voi, ma se avete appuntamenti con la storia vuol dire che avete delle cattive frequentazioni: io non ho appuntamenti con la storia, non ci penso nemmeno. Mi ricorda in modo ancora più ridicolo quelli che dicono “Ciao, Milano!”, “Ho salutato New York”: non è un delirio solo perché è una stupidaggine. Cosa vuol dire “Ho salutato New York”, “Amo New York”? Che roba è? Ripeto: è stupido, se no sarebbe delirio.
Finale, ultimo spunto: omosessualità.
L’omosessualità è un prodotto dell’eterosessualità per il bisogno di presentarsi sessualmente, come se io adesso vi dicessi che sono maschio. Che bisogno ho? Non parto dal presentarmi come maschio, parto dall’essere uno che ha apprezzato la differenza sessuale. “Apprezzato” nel significato doppio e unito della parola “apprezzare”: primo, apprezzare vuol dire che apprezzo se constato, ad esempio, che questa è una penna e, secondo, provo gusto per la penna. Apprezzata la differenza sessuale, qualsiasi idiota mi situerà entro questa differenza sessuale.
Quando comincio a presentarmi come etero, ho già introdotto l’omo, è già lì. Questo andrebbe molto lontano, molto, molto lontano, persino sull’istituzione dell’istituto del matrimonio o della famiglia.
Maria Delia Contri
È importante che tu dica: “Parto dall’apprezzamento della differenza”.
Proprio l’altro giorno una mia paziente, che lavora negli Stati Uniti e che ogni tanto ritorna, mi diceva come si stia diffondendo questa idea detta gender fluid, cioè si entra in rapporto senza questo apprezzamento: non come maschio, non come femmina, non come omosessuale, non come transgender, ma come individuo a prescindere da questo apprezzamento. Questo è detto gender fluid e definirebbe i queer: queer di per sé vorrebbe dire stravagante, bizzarro ed era applicato solitamente, fino ad un certo momento agli omosessuali, adesso invece per queer si intendono questi soggetti che entrano nel rapporto come individui senza essere passati per l’apprezzamento della differenza sessuale.
Giacomo B. Contri
Faccio osservare come si vede una parola e ci si fa un’idea.
Entrare nel rapporto senza quello che correttamente ho chiamato apprezzamento – nel duplice significato di valuto, apprezzo e poi ho un certo gusto per questa cosa –, si chiama psicosi: è la negazione di fatto; quindi queste parole, che sembrano delle trovate da intellettuali che poi si mettono in giro, sono solo apologia di psicosi: si chiamino le cose e i fatti con il loro nome.
Pronunciato il 23 maggio 2015
Trascrizione a cura di Sara Giammattei
Revisione di Glauco Maria Genga
Testo non rivisto dall’Autore