Seminario 1995/1996
“PERCHÉ FREUD HA RAGIONE”
A partire da ciò che diceva Mara Monetti reintroducendo il tema della verginità, e da ciò che diceva Raffaella Colombo, mi viene in mente un episodio dell’epoca liceale. Si diceva che un tipo si era rivolto pubblicamente ad Hegel, che deduceva tutto, secondo un impianto che era deduttivo, per cui ogni reale era proposto come deducibile. Questo tizio allora si era alzato e gli aveva detto: “Mi deduca questa penna”. Al che Hegel aveva fatto un gestaccio e l’aveva invitato a prendere la porta.
Noi siamo alla possibilità di dedurre cos’è il letto e cos’è il divano: Freud ha fornito cos’è il letto e cos’è il divano. Il letto è il luogo del libero pensiero, il luogo dove è possibile che il pensiero si dia, senza sforzi personali, senza neanche guarigione avvenuta, in cui il pensiero libero da certe inibizioni, da certe mistificazioni, da certe impossibilità, si possa dare. Secondo me il libero pensiero riesce a pensare fino alla castrazione – e converrebbe rileggere le pagine scritte al riguardo – ma non riesce a pensare la verginità.
Ricordo che ci ho pensato per dei mesi, prima di decidere di lanciare sul nostro mercato la parola verginità piuttosto che lasciar perdere, perché era un po’ grossa buttarla lì. Era da pensare, perché la praticabilità di questa cosa è impensabile, perché il pensiero verginità si contrappone a tutti gli altri possibili pensieri della verginità: nella storia del pensiero verginità è soltanto il nome di un’obiezione. Giustamente Freud ha detto Il tabù della verginità, ossia il nome di un’obiezione a un possibile. Fra i possibili c’è il rapporto della donna con l’uomo. Nella storia, e in modo specialissimo le brave ragazze che ai tempi dei romani si chiamavano vestali, sono il nome, l’incarnazione di una tale obiezione. Come noi la introduciamo, ossia come la caduta di ogni obiezione di principio che sia possibile, addirittura ci potrebbe essere obiettato che addirittura è un’idea di prostituzione universale. Quella delle vestali era il nome di una obiezione, oltre tutto un ancoramento specialmente patologico di questa parola a uno solo dei due sessi, perché virgo è soltanto la donna. …
Pronunciato il 22 marzo 1996
Trascrizione a cura di Gilda Di Mitri
Testo non rivisto dall’Autore