Seminario 2005-2006
I VIZI DELL’IDEALE DELL’IO, O “NARCISISMO”, INDIVIDUATI DA FREUD: INNAMORAMENTO, IPNOSI, PSICOLOGIA DELLE MASSE (O DEI GRUPPI)
Ho imparato nella vita che quando si trova un esempio, allora ci siamo. Qui, la dolcezza – che è un po’ come dire alla Platone il bello, la bellezza, il vero, la verità, il buono: finiamola con la dolcezza. In breve, quando ero piccolo, quella sadica di mia madre – che per altri versi è una brava persona, con tutta la sua formazione reattiva, e ancora oggi voglio bene alla mia mamma – quando ero piccolo e mi ammalavo, come tutti i bambini con l’influenza, mi dava… l’olio di ricino. Non ridete, l’olio di ricino è dolce. E’ la cosa più schifosa, più repellente che esista sulla faccia della terra. I fascisti lo davano agli oppositori: mezzo litro e quelli morivano di collasso cardiocircolatorio. L’olio di ricino è dolce, rientrerebbe nella categoria della dolcezza. Non ci avevo mai pensato, vi ho pensato ascoltando la parola dolcezza. Tutto ciò che entra nell’ideale, in questo caso la dolcezza, è il nostro nemico. Con l’olio di fegato di merluzzo non funzionava: quello non era dolce. Ma c’era l’olio di ricino che è dolce… Il vero punto su cui il nostro cervello si deve rompere in due sul giudizio è distinguere il buono e il cattivo, anziché il bene e il male, e è sul dolce. Esiste un caso di dolce che è l’olio di ricino che è repellente, disgustoso, nemico etc. Quindi basta con il dolce.
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In ogni caso, con tutte le battute che stiamo facendo, suggerisco di tenere per buono l’esempio di un dolce assoluto: siccome dolce, sarebbe un assoluto, ovvero dolce è buono. Bisogna inserire la mannaia entro parole o pseudoconcetti come quello del dolce. Non è vero: esistono dolci che assassinano, e in questa specie di concetto o categoria bisogna entrare con la spada. Gesù Cristo diceva di avere portato la spada: entrate con la spada in mezzo a tutte le categorie. Non è vero che il dolce è buono. L’olio di ricino è malvagio, o il dolce dell’innamoramento. …
Pronunciato il 10 marzo 2006
Trascrizione a cura di Sara Giammattei
Revisione di Glauco Maria Genga
Testo non rivisto dall’Autore