2004/2005
LA LOGICA E L’AMORE
C’è ogni motivo per ringraziare e Alberto Colombo e Alessio Musio. Non mi dilungo: non abbiamo eccessive necessità nevrotiche di essere lodati e di lodarci continuamente a vicenda.
Per parte mia, solo un tocco finale. Ho motivo di un legittimo orgoglio – modesto, ma è sempre orgoglio – per avere introdotto il corso quest’anno parlando di un fatto, un fatto linguistico noto a molti o a tutti: il lapsus, in specie il lapsus del familionario. Sono venuto a conoscenza per la gentilezza di Valeria La Via di un altro lapsus che ha la stessa struttura. Qualcuno, una donna, durante una conversazione salottiera parla della sua analista, e la descrive con una certa critica, a quanto pare fondata, come persona dura, arcigna, rigorosa nel senso qui già detto. A un certo punto di queste battute su di lei, il soggetto intenderebbe dire che è una persona molto austera e invece dice: «È una persona molto austerica». È esattamente lo stesso caso del familionario.
Ora, in ambedue i casi faccio notare la perfezione – parola qui usata a proposito – e logica e linguistica del lapsus. Le due parole familiare e milionario sono congiunte. Non si tratta nemmeno di un sintagma, ma di un neologismo. In un neologismo senza sbavature, senza resti, senza sovrapposizioni parziali abbiamo una perfetta parola. Questa è dunque la perfezione linguistica. Poi c’è la perfezione logica, degna del principio di non-contraddizione.
Da qualche parte il soggetto ha in mano o ha in bocca e starebbe per dire una frase: «Mi ha trattato in modo familiare», però questo è falso. E il soggetto lo sa, mentre sa essere vero che è stato trattato male. In altre parole, la prima frase – falsa – sarebbe: «Mi ha trattato bene». L’altra frase è: «Mi ha trattato male». O l’una o l’altra: A non è non-A. L’inconscio ha obbedito al principio di non-contraddizione. …
Pronunciato il 19 marzo 2005
Revisione a cura di Glauco Maria Genga
Testo non rivisto dall’Autore