Corso 1999/2000
RICCHEZZA E POVERTÀ. IL LEGAME SOCIALE E IL SUO DISSESTO
Ieri appena entrato in studio da me Moreno Manghi mi ha detto: «Senta un po’ qua» con questo suo tipico modo. E mi ha dato un apologo che lui aveva appena letto in un recente libro di Einaudi, intitolato I sette vizi capitali. Apologo d’epoca medievale, basso medioevo, epoca in cui nasce la dottrina dei vizi capitali. Il re convoca due sudditi: uno è un avaro e l’altro è un invidioso. Due tipi tra i vizi: invidia e avarizia. E dice loro «Chiedetemi quello che volete e lo avrete, con un’unica clausola: quello che otterrà per secondo otterrà il doppio del primo». Ognuno dei due segue una propria logica nel preferire di intervenire per primo o secondo. L’avaro si preferisce secondo e aspetta. E invece da quel che segue si capisce perché l’invidioso preferisce intervenire per primo. E stante l’impegno del re a dare il doppio al secondo l’invidioso domanda al re «Strappami un occhio». Il tipo che si è inventato questa storia l’ha pensata giusta.
Adamo ed Eva peccano nel momento in cui accettano di pensare che Dio è invidioso. E l’invidia nell’opera… — stavo per dire “di Pascal”, ma non è un grande errore, anzi… — di Kierkegaard è onnipresente. Ancora una volta povertà, miseria, disprezzo. Dio è invidioso per il fatto di dare retta — ecco il peccato — al pensiero-menzogna insinuato dal serpente che è appunto che Dio riserverebbe qualcosa per sé medesimo. Che almeno l’albero del bene e del male è cosa sua e da essa le creature sarebbero escluse. Se penso a tutte le prediche che ho sentito, a tutte le letture che ho fatto, su questo argomento, sulle prime pagine del libro della Genesi in vita mia — e prediche ne ho sentite tante, libri ne ho pure letti abbastanza — bisogna dire che — e arrivo subito a Kierkegaard — è molto raro trovare un esegeta, un teologo che si sia accorto che quando Dio proibisce l’albero del bene e del male, non è perché lo tiene per sé, ma perché considera che è quello il male: derivare la meta, derivare il prodotto dall’albero del bene e del male. …
Pronunciato il 29 aprile 2000
Trascrizione a cura di Gilda Di Mitri
Testo non rivisto dall’Autore