Corso 2002/2003
ENCICLOPEDIA DEL PENSIERO DI NATURA
Una cosa brevissima perché fra un momento avremo il piacere e l’onore di festeggiare Raffaella Colombo e M. Antonietta Aliverti per la coincidenza del loro compleanno.
È solo un’osservazione volante. A me questa mattina non solo è servita, come la maggior parte delle altre volte, ma superservita. Ora non dico perché, ma lo riprenderò quando toccherà a me parlare un’altra volta. Diciamo che sono riuscito a trovare un concetto che vado cercando da anni, che non veniva, come una questione che non si scioglie, che non liquet.
Adesso l’osservazione volante è questa; allo stesso modo in cui mi sono complimentato con Glauco Genga lo faccio ora con Vera Ferrarini e anche qui la co-incidenza dei loro temi e degli sviluppi che hanno dato ad essi è perfetta. Non mi metto ora a esplicitarla, ma è perfetta.
Io credo che in particolare Vera Ferrarini sia riuscita a ulteriormente esplicitare che non ci occupiamo di Dante perché abbiamo la fissa di essere dantisti, non ce la prendiamo con Dante perché abbiamo speciale antipatia per lui — fra l’altro il qualificarlo “il grande laico” è una cosa notevole, se l’uso di questa parola viene ad avere uno spessore forse non immediatamente avvertito da tutti. Ma ora la mia … riguarda solo il nesso libertà-imputabilità; quello che osservo ora risulta un breve scambio in precedenza con Maria Saibene, che faceva osservare che sarebbe da discutere l’ordine di precedenza della libertà sull’imputabilità e dell’imputabilità sulla libertà. Il risultato dello scambio è stato che sono due parole per la medesima cosa: non c’è neppure ordine di precedenza, prima libero poi imputabile, prima imputabile poi libero. Mi veniva perfino da dire che se la lingua italiana o tedesca, o qualsiasi lingua, non avesse la parola libertà ma avesse solo la parola imputabilità andrebbe benissimo e non sarebbe il caso di inventarsi la parola libertà. …
Pronunciato l’8 febbraio 2003
Trascrizione a cura di Gilda Di Mitri
Testo non rivisto dall’Autore