Corso 1997/1998
UNIVERSITÀ. CHE COSA POSSO SAPERE
Vi voglio applaudire, perché se bisogno ve n’era, io ho visto, meglio ho sentito — anche se è notevole vedere il parlante — l’università in atto. Noi facciamo l’università. Lucia Genga nell’intervallo ha fatto un’osservazione che potrebbe valere per cento altre: «Adesso ho capito cos’era Nicea». La stessa frase potrebbe applicarsi a cento altri punti. So che non è un’offesa il mio epiteto la «nostra analfabeta di fiducia”, perché sta frequentando l’università. Questa. E un giorno sarà laureata. Sarà interessante inventarsi la specie di laurea.
Aggiungo solo: chi c’è in questo nostro mondo che non sia almeno un poco swedenborghiano? Aggiungo: ditemi se conoscete un qualche cristiano che non sia almeno un poco Swedenborghiano. Io avevo 15 anni e che avevo letto tutto Dostoevkij e vedevo e udivo — e ancora oggi non è cambiato nulla, anzi la situazione è peggiorata — applaudire come il massimo del cristianesimo la frase dei Fratelli Karamazov che ci ha segnalato Dazzi come perfettamente cristiana, cattolica: «la preziosa immagine di Cristo».
È tutto Swedenborg che è condensato in questa frase: non ho trovato un cattolico che non applaudisse come cattolica questa frase, che è versus, è l’ostilità frontale.
Mi piacerebbe fare molte altre osservazioni su Swedenborg. Non a caso il Corso di quest’anno è iniziato dal Cristo di Michelangelo. È il Cristo di Swedenborg, di Kierkegaard, di Dostoevkij e di Pascal.
Vi do un esempio di swedenborghismo corrente nella spiritualità corrente: io approvo il monachesimo, lo condivido, ma in seno ad esso quante volte è stata pronunciata, più spesso da una candidata monaca e non da un candidato monaco una frase come «Tu lascio per un amante più alto». È Swedenborg: Cristo è Séraphîtus, «ti lascio per Séraphîtus». Proprio quel po’ di moralità che può avere la ratio…
L’indea della conoscenza, onniscenza, intuitiva di Dio: è il Dio di Séraphîtus, il Dio di Swedenborg.
Ritengo che tutto il nocciolo, il solo motivo per cui questo genere di pensiero è contrario al politeismo è che il politeismo è pur sempre stato bisessuale. Benché in forma nevrotica: Giove viene a dragare in terra, ossia è quello che mette il rapporto sessuale in basso, ossia un classico della nevrosi. …
Pronunciato il 7 marzo 1998
Trascrizione a cura di Gilda Di Mitri
Testo non rivisto dall’Autore