Corso 2003/2004
IL MONDO COME PSICOPATOLOGIA.
L’ORDINE GIURIDICO DEL LINGUAGGIO
Nel primo incontro con Nietta Aliverti all’Anaconda, in questa accozzaglia di disgrasia, ho avuto modo di fare una scoperta osservativa, ovvero di riconoscere la nevrosi in questi handicappati fatti e disfatti, talvolta vermicolanti. Ho anche potuto osservare l’arco isterico che in vita mia avevo visto solo in due occasioni. Ora, nel proporvi solo alcune annotazioni di ascolto, annoto con piacere che è ormai evidente il progresso delle idee rispetto a ciò che eravamo in grado di dire sulla nevrosi tre o quattro anni fa.
La prendo un po’ alla lontana, ma vorrei arrivare a un’indicazione di voto per le prossime elezioni politiche. Non dico un’indicazione da centralismo democratico – chi non seguirà l’indicazione, etc. – ma perché l’indicazione che darò non può non essere seguita.
In generale, mi viene da ri-sottolineare come aveva ragione Freud nello stabilire un nesso formale e generale tra la nevrosi e la religione. Non solo nel Mosè e il monoteismo (1938), ma perché dopo avere detto che il cristianesimo introduceva un concetto di guarigione, Freud ha visto che ricominciava tutto daccapo e dunque lo stesso giudizio si è trasferito anche sul cristianesimo come religione. Quando ero giovane, era in uso la frase «non c’è più religione!», per dire che sta andando a rotoli tutto. Magari! Ci stiamo ritornando alla grande, anselmianamente alla grande. A mio parere, siamo tutti islamici: «Allah è grande!» In fondo, Anselmo ha detto ciò che quattro secoli prima aveva detto Maometto.
Ci sarà religione finché ci sarà nevrosi, ossia fino alla famosa fine dei tempi, di cui si fabula da sempre. Se è concepibile la fine della nevrosi, allora è concepibile la fine del mondo, e non come fiamme che ci inceneriscono tutti o come scontro fra i pianeti. Per questo, concepire la guarigione da una nevrosi è concepire la fine del mondo, e del Mondo come psicopatologia, ossia il titolo del nostro Corso di quest’anno. …
Pronunciato il 5 giugno 2004
Revisione a cura di Glauco Maria Genga
Testo non rivisto dall’Autore