Do il via dicendo un mio desiderio: vorrei avere il sentore, la percezione, di quanto siete sensibili all’argomento della giustizia, non che questa parola non rimbalzi da tutte le parti.
Ritengo che uno degli ostacoli alla sensibilità per questo argomento sia il pensiero che se c’è stato il terremoto, lo tsunami – siamo morti per metà –, questo è stato un’ingiustizia: non è vero, la giustizia col terremoto non c’entra niente, né se mi è venuta una malattia grave e così via.
La giustizia non ha nulla a che vedere con questo.
Vorrei per di più che anche voi aveste letto o almeno che abbiate l’idea che il solito Kelsen che citiamo, avendo scritto a più riprese sulla giustizia, ha passato in rassegna tutte le cinque o sei idee sulla giustizia che popolano il mondo: sono tutte sbagliate e non ce n’è una che sta in piedi, compresa quella che dice ‘dare a ciascuno il suo’, viene da una frase latina, suum cuique tribuere, e non c’entra con la giustizia, è sbagliato, dice Kelsen, e così altre idee ancora della giustizia.
La nostra discussione non è “allora cos’è la giustizia?”, ma se non sia stato un errore inventarsi questa parola: forse no, ma alla domanda bisogna rispondere.
È quello che io ho fatto sempre con questa domanda applicata alla parola amore. Ho sempre detto: non chiedetevi anzitutto cos’è l’amore, ma se per caso non abbiamo fatto uno sbaglio, qualche migliaio di anni fa, a ritenere di dare sostanza a questa parola.
Ho finito. La parola come sempre a Mariella, introduttivamente.
Pubblicato su societaamicidelpensiero.it
Pronunciato l’11 giugno 2016
Trascrizione a cura di Sara Giammattei
Revisione di Glauco Maria Genga
Testo non rivisto dall’Autore