9° – QUESTIONI

Corso 1994-1995
A NON È NON A

 

 

Raffaella Colombo e Giacomo B. Contri

 

Giacomo B. Contri

Siamo entrati nella seconda parte di questo anno e ci stiamo avviando alle conclusioni. Il primo pensiero che ho in mente è che queste conclusioni siano a termine, niente a che fare con l’aperturismo e cose simili o con la pura progressività del lavoro, delle idee, del pensiero. Balle! Le parole dell’uso triviale vanno usate nel momento in cui il lessico più o meno lindo del linguaggio rigoroso è lacunoso. Il trivio fa bene a farsi sentire, come se adesso ci fosse una manifestazione di piazza. È opportuno che il trivio si faccia sentire proprio nel momento in cui il linguaggio opportunamente stabilito è privo di coerenza, ha un buco, una crepa. Allora, certe parole dall’uso comune, indipendentemente dall’essere triviali, nel senso di volgari, hanno anche valore di segnale, niente affatto angoscioso, di una lacuna. È un benvenuto segnale di lacuna.

La scomparsa del riferimento alla paternità319 è stato uno dei grandi fattori, uno dei motori di un certo progresso invece di un altro. L’idea di progresso ci appartiene, ma lavoriamo a un altro progresso che si presenta come tutto da fare, largamente da fare. Non lo vogliamo insegnare alle istituzioni già istituite con un sapere già tutto cucinato. Stiamo insegnando il trivio e il quadrivio. La mattina di oggi, al pari degli altri due incontri conclusivi, è dedicata alla formulazione di domande, in alcuni casi vere e proprie questioni nel senso antico della parola. Ciò che farà ora Raffaella Colombo sarà l’esempio di un modus operandi che idealmente dovrebbe diventare di tutti, è un accadere psichico: l’accadere della facoltà di domandare, di porre quesiti, è un avvenimento.

Non esistono questioni senza valore immediatamente pratico. Ieri riportavo l’esempio di essere arrivati, da parte di alcuni, a porre la questione sulla differenza che intercorre fra il darsi spontaneamente del «tu» e il darsi del «lei». Anche ogni paziente, o malato, è ri-legittimato nel suo essere soggetto dall’appellativo stesso con cui a lui ci si rivolge, con cui gli si fa l’appello.  …

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Pronunciato l’ 11 marzo 1995
Trascrizione a cura di Gilda Di Mitri
I testi relativi agli interventi di questo Corso sono stati raccolti nel volume A non è non A, Sic Edizioni


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Data di pubblicazione: 05/06/2016