9° SEDUTA – FREUD RELIGIOSO SENZA RELIGIONE. UN PATROLOGO NON CREDENTE. LA RELIGIONE COME NEVROSI UNIVERSALE.

Seminario 1999/2000
“L’EREDITÀ FREUDIANA NEL PENSIERO DI NATURA”

 

 

Cavalleri mi ha appena telefonato dicendo che ha sentito un motivo pratico per fare un salto pratico in ospedale, sapete da chi, e quindi arriverà un po’ dopo.

Inizio io, sapendo, credendo che sarò seguito da altri, tra cui lo stesso Cavalleri quando arriverà.

Avete ricevuto tutti un biglietto: la laconicità non è una formazione reattiva.

Argomento: Freud religioso senza religione. Un patrologo non credente. La religione come nevrosi universale. Questa sera saremo un po’ al di sotto del tempo. Alcuni tra di noi hanno il treno alle 9 e 20: c’è un incontro ad Ancona domani mattina.

Mi capita questa sera qualcosa di simile a sabato mattina, avendo preparato molto come adesso, in quel momento non ho detto niente. Adesso qualcosa, un poco. Però è poco ma di tutto, quindi non una parte. Più telegrafia e condensazione che taglio.

Per primo leggo un pezzo di tredici righe che mando quasi settimanalmente a un certo settimanale. Non ho bisogno di introdurlo, si capirà perché c’entra, non solo con me, con tutto. E che c’entra con il patrologo non credente. Diciamo che farò da parte mia uno, due e tre punti.

Uno

Questo è il pezzo mandato oggi che ho intitolato Venere celeste, che è l’Afrodite Urania degli antichi greci che la distinguevano dalla Afrodite Pandemia, la Venus vulgivaga di Kant, quello che poi nel secondo secolo i cristiani hanno tradotto con eros distinguendolo da agape: l’amore più basso rispetto all’amore più alto, ossia è fin dal secondo secolo che ci siamo cascati.

Non so se mi commuove più questo o pensare a Raffaella: è molto simile, che in ogni caso sta nello stato che avete sentito.

Allora qui è Venere celeste, è l’Afrodite alta, spirituale, distinta da quell’altra. Il pezzo che ho mandato suona così:

Non faccio concorrenza a Dio, specie sulle donne. Ma non sono un adolescente, adolescente di cultura,

non c’entra l’età. Adolescente di cultura si può essere fino a novant’anni, cent’anni. Anzi, di solito passata una certa età non c’è più niente da fare e si va avanti dritti come un fuso così.  …

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Pronunciato il 2 giugno 2000
Trascrizione a cura di Gilda Di Mitri
Testo non rivisto dall’Autore


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Data di pubblicazione: 05/06/2016