L’allucinazione riguarda uno dei più celebri, e problematici, endecasillabi danteschi:
“amor ch’a nullo amato amar perdona” (Inferno V, 103).
É un’allucinazione verbale perdurante da sette secoli che consiste in un “non” di troppo:
“amor ch’a nullo amato non amar perdona”.
Ma in Dante questo “non” manca, e non per lapsus (impossibile non fosse che per ragioni metriche).
Sull’amore Dante non aveva la banalità di tutti, e a tutti ne ha proposto il problema millenario con un verso assassino eppure non equivoco.
giovedì 12 luglio 2018
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