Ricordo ancora quando nasceva, anni ’70, “L’intimo” per designare la biancheria personale e altri dettagli sull’asse femminile.
Il senso di comico è stato immediato (per mia fortuna).
Ho già parlato della distinzione, radicale, tra profumi e deodoranti.
In nostro soccorso è venuta Roberta, in particolare Michelle Hunziker, che Dio la benedica!:
graziosa sì, interiore no.
Ricordo inoltre che subito mi è sovvenuto Agostino, con il suo “In interiore homine habitat veritas”:
accettabile, benché con riserva, solo se “interiore” significa pensiero:
come tale, se non è rimosso, il pensiero è piazza non bordello, così “intimo”.
Ma che succede se, con facile nonché democratica variazione, il detto diventa “In interiore foemina habitat veritas”?:
seguono le peggiori nefandezze:
già Dante individuava in “interiore foemina” il purulento dello spirito, l’“intimo” della donna;
quante madri, sostenute da padri inconsistenti, professano ai figli che la madre è la santa sede della verità? (“dolorosa” come sempre ossia moralmente purulenta).
Siamo ancora qui.
L’intimità uccide l’amore, poi i sessi.
Anche un fico è esteriore (come tutto quanto).
Milano, 4 giugno 2007
Pubblicato su www.giacomocontri.it