COME, NON COSA

Seminario di Rimini
«QUEL CHE RESTA DEL PENSIERO»

 

Sulla prima di Repubblica c’è la notizia che sta per arrivare sul mercato il “pillolo”, non so se avete già visto il giornale: viene chiamato con un gioco di parole abbastanza banale, la pillola, l’anticoncezionale per l’uomo anziché per la donna. È un’occasione per cogliere – come si dice – che abbiamo peccato tutti, per dire che siamo tutti “anticoncezionali” nel pensare, ossia nell’atto perché pensare significa atto, pensiero significa atto, e nell’agire, o – se volete – nel non trattare da “figli”. Incomincio a mettere lì alcune parole, alcuni termini.

Vi dico subito il titolo del mio intervento: è la parola come, avverbio modale come. Si può anche dare un sottotitolo: “Come, non cosa”; perché la cosa si presta ancora al trucco di Ulisse, al trucco del cavallo di Troia, il dono che è una cosa si presta ancora al trucco del cavallo di Troia, all’inganno.

Noi siamo per il pensiero del come, non per il pensiero della cosa che già ha fatto abbastanza morti e feriti nella storia umana. Ancora un’idea per cercare di aprire la strada, essendo io favorito dal fatto che già bene è stata aperta dall’intervento di Alberto Colombo. Ma io so bene, da tanti anni, che usare la parola pensiero è quasi una causa disperata.

Senza offendervi, ma il vostro cervello di fronte alla parola pensiero è comunque sempre in stato di ossidazione. Sapete cosa vuol dire l’ossidazione per un pezzo di ferro? La ruggine.   …

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Pronunciato il 4 ottobre 2003
Testo non rivisto dall’Autore


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Data di pubblicazione: 05/06/2016