Approfitto dell’esperienza:
i documenti elettronici (memoria) mi hanno tradito alcune volte, come negli ultimi giorni, e potrebbero tradire tutti (immaginiamo un black-out elettronico mondiale):
ma non per questo rifluisco sentimentalmente sui documenti cartacei (memoria tradizionale), che pure ho raccolto per decenni e la mia biblioteca ne fa fede.
Dove sta la memoria?:
l’idea di essa è viziata dal divorzio tra participio passato (“stato”) e futuro semplice (“sarà”), che si trovano invece coniugati nel futuro anteriore “sarà stato”, tutto da esplorare:
il loro matrimonio è celebrato da quell’ufficiante che è il lavoro, l’atto per eccellenza:
ma proprio per questo asservito da sempre (“sudore della fronte”) affinché non apparisse la memoria come memoria dell’atto, o del passaggio detto futuro anteriore (tutt’altro che il passaggio dalla potenza all’atto).
L’illusione è futuro semplice, illusionista del passato.
Per questo c’è più memoria in un sogno (lavoro di pensiero) che nell’intera Library of the Congress.
La memoria non è genetica, e neppure storica:
è l’individuo la san(t)a sede della memoria, pensiero.
Un’idea non tradizionale, e non conservatrice, di eredità (o di paternità) è al futuro anteriore.
Capisco che non si capisce niente.
Milano, 10 dicembre 2008
Pubblicato su www.giacomocontri.it