Giacomo B. Contri, psicanalista e allievo di Lacan, ridefinisce la vita sociale e politica
Perché solo chi ha affari costruisce e non ha nemici
DI GOFFREDO PISTELLI
Giacomo B. Contri distilla quasi quotidianamente pensiero attraverso il web. Allievo e traduttore di Jacques Lacan, questo psicoanalista e medico milanese, anche se nato a Ivrea, classe 1941, regala ogni giorno, a chi vuole coglierle, le sue potentissime riflessioni sulla natura, sul mondo, sulla realtà. Basta cliccarle su societàamicidelpensiero.com, e si trovano i suoi «think», i brevi interventi in genere sull’attualità ma anche molte delle sue lezioni degli ultimi anni.
Domanda. Contri, lei come psicoanalista, nei suoi interventi pubblici, si occupa sovente di potere e di politica. Parliamone.
Risposta. Allora partiamo dall’economia. Chiedo da cosa abbiamo la prova di quale sia la realtà.
D. Vale a dire?
R. Da cosa abbiamo la prova che non ci inventiamo tutto, che non decolliamo con la testa, che non uccidiamo quando facciamo i bravi. È una prova percettiva. Però attenzione.
D. A che cosa?
R. L’accezione di percezione più diffusa è quella sensoriale, che il mio pensiero si accorda con la realtà esterna, fuori dalla mia pelle.
D. E non è così?
R. Questa c’è sempre. Però la prova di realtà è completa quando è legata alla percezione economica, nel senso di percepire denaro, un beneficio, un progresso, un profitto. Non c’è «piacere» senza profitto. Le due percezioni si sposano, ma quella economica prevale, senza di essa siamo nell’irrealismo. Il nostro mondo così diseconomico vive nell’irrealismo. Spesso la politica è il periodo ipotetico …