Precede il breve articolo “Vita è pensiero” di ieri.
É secondaria la scelta lessicale tra “affetto” e “emozione”:
primario è il fatto che la Teoria delle emozioni, quella di una “sfera” emotiva distinta dal pensiero – si tratta sempre del neo-tolemaismo delle sfere: lavorativa, sessuale… separate da quella intellettuale, – è solo un caso della Teoria appena descritta, “Vita e pensiero”, centrata sulla congiunzione “e” che non congiunge nulla, non fa rapporto che significa movimento e produzione.
Quante migliaia di millenni occorreranno ancora per concepire che l’atto sessuale riuscito è un atto intellettuale, esente da qualsiasi istinto ossia dalla distinzione tra “sopra” e “sotto”?, cioè che i sessi non sono oggetto della legge ma la compongono.
Angoscia, senso di colpa, noia, fastidio, melanconia, tenerezza, nostalgia – oppure: pace -, che si dicano affetti o emozioni, sono vita del pensiero, gli ineriscono formalmente.
Analogia: la forma assunta dalla mano che stringe il bicchiere è l’affetto della mano, la forma del suo investimento.
L’analogia finisce quando il bicchiere (o il corpo del partner) è pensato come l’oggetto della mano: la mano potrebbe stringere, infrangere il bicchiere e sé stessa (sorte comune dell’amore narcisistico o innamoramento).
La forma, o l’affetto, si estende tra l’investimento e la meta di profitto: l’oggetto sarà rispettato e accresciuto.
A questa forma conviene la parola “amore”, oggi ecumenicamente impraticabile.
Milano, 16 febbraio 2007
Pubblicato su www.giacomocontri.it