Non abbiamo nessun indizio che il cervello pensi, e non ci serve pensarlo (delirarlo).
Invece abbiamo indizi certi che è gentile nell’accompagnare l’autonomia del pensiero nel suo lavoro, anzi “lavoro” è il suo nome, come lavoro libero:
lavora per la gleba, la terra, senza servitù della gleba.
Già anni fa lo definivo, in termini cartesiani, come realtà o res, res cogitans non semplicemente cogitans, ma res che è reale perché cogitans legem corporis:
il che è osservabile e descrivibile in tutti gli ordinamenti umani, compresi gli ordinamenti patologici (a partire dalla nevrosi).
La ricerca scientifica sul cervello (“neuroscienze”) farebbe meglio a non perdere più tempo e soldi, e a ripartire dall’osservazione di questa gentilezza o disponibilità, quella che abbiamo raramente tra di noi
Poiché la res cogitans è reale a miliardi, è realtà politica.
Ma il pensiero detto “politico” non ha ancora questo concetto (e forse non lo avrà mai), e si accontenta ancora dell’implausibile idea di “sovranità popolare” che nessuno ha mai visto.
“Politica” designa un’ambizione non ancora maturata:
siamo infinitamente lenti.
Rispetto il Governo ma non aspetto il Governo.
martedì 10 maggio 2016
Pubblicato su www.giacomocontri.it