“Il buon peccatore” è espressione dello stesso Hartmann, der güte sundäre. Sembra una densissima indicazione in cifra dell’autore, e vedremo che lo è. Non solo densa ma anche inattesa per un medievale (1160-1210). Ma anche per un moderno e tardomoderno: chi oggi qualificherebbe come “buono” l’incestuoso, qualificato o meno come “peccatore”?
Il Gregorius è una duplice storia d’amore, e amore incestuoso: tra fratello e sorella e tra madre – la sorella del primo amore – e figlio, Gregorius, nato dalla prima storia.
Caso unico, per quanto ci è dato di sapere, Hartmann ha compiuto una scelta che non veniva più fatta da almeno un millennio, quella di riprendere la questione amorosa posta da Sofocle nell’Edipo Re, e che non verrà più fatta – quanto al pensiero intorno a questo amore – fino a Freud (in ogni caso la ripresa moderna del dramma di Sofocle è stata tardiva, essendosi dovuto attendere l’Edipo di Corneille per vedere la ripresa del tema nella drammaturgia, poi nel melodramma e nella musica.
Allorché, sempre in partibus fidelium, alcuni decenni dopo, qualcosa verrà raccolto dei personaggi e temi sofoclei, non si tratterà più, né mai più, in era ancora medievale, di Edipo bensì di Antigone (San Tommaso, Antigone come figura del diritto naturale), cioè non più dell’amore, cioè del rapporto, quantunque bene o male segnato da una contraddizione (“incesto”), bensì di una scelta teoretica superiore al rapporto (scelta da sottomettere quanto mai a revisione). Passaggio dal reale del rapporto all’ideale che lo sorveglia fino a abolirlo. Più tardi, a partire dal ’400 umanistico, e senza più le preoccupazioni proprie alle suddette partes, quest’ultima scelta si riproporrà nella lunga serie storica delle Antigoni il cui numero ammonta oggi a numerose decine, forse cento. …
Presentazione di Edipo Papa. Gregorio, Sic Edizioni, e-Book 2001
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