3° SIMPOSIO
IL DISARCIONAMENTO DELL’INTELLETTO.
UN DANNO O UN IDEALE?
Una brevissima apologia di Lacan.
Lacan per tutta la vita – e non dico che ci sia riuscito – ha cercato un discorso che non sia di pura finzione, cioè Barocco. Era questa la sua indagine, la sua domanda di sempre, di tutta la vita, di quarant’anni di lavoro, di scrittura, di parola, di sedute dietro il divano. Questo lo interessava: ci sarà un discours che non sia di pura finzione?
Quanto a me stesso – ma smetto subito a dire di me – un giorno ho risposto di sì e ritengo che sia il nostro discorso. Ebbene, comunque questa era l’indagine, la ricerca di Lacan, e l’intero mondo lacaniano ha concluso che Lacan vuole dire che tutto è semblant, è pura finzione. Guardate che fedeltà al maestro! È esattamente ciò che i lacaniani hanno dedotto: che esiste soltanto finzione.
Io non so se sono l’unico che ha concluso nel senso cercato da Lacan – se non sono solo io, Mariella e alcune altre persone che non nomino qui –, comunque siamo in pochissimi ad avere dato retta a Lacan: vediamo se c’è un discorso che non sia di pura finzione, che non sia Barocco in cui “Non è vero niente”, ma a Lacan gli allievi hanno fatto dire “Non è vero niente” in senso contrario all’unica ricerca della vita di Lacan.
La parola a Gabriella Pediconi.
Pronunciato il 23 febbraio 2013
Trascrizione a cura di Sara Giammattei
Revisione di Glauco Maria Genga
Testo non rivisto dall’Autore