Corso 1997/1998
UNIVERSITÀ. CHE COSA POSSO SAPERE
È come ospite, al pari di tutti i presenti, che vi saluto. Ospite di questa Università, che in quanto tale coniuga, congiunge il suo nome di Università al titolo più generale del nostro Corso di quest’anno.
Il medesimo titolo, «Università. Che cosa posso sapere», resterebbe intatto se queste riunioni avvenissero in qualsiasi altro luogo.
Il mio saluto anzitutto ai miei amici che a pari titolo con me potrebbero essere qui a parlarvi; un saluto a coloro che si sono associati con un minimissimo nostro esame, allo Studium Cartello e a coloro che sono stati attratti a questo Corso dal puro e semplice aver ricevuto un pieghevole o simile fonte di informazione.
Ho detto che altri, come me, potrebbero occupare il posto che sto occupando io, e fare il lavoro che io faccio: c’è un io davanti. Non è specialmente il mio lavoro: lavoro alla vigna come un lavoratore ha da lavorare. La mia osservazione si differenzia anche qui per il fatto che quando si lavora da lavoratore l’io viene fuori.
Solo il lavoro è in grado di supportare un io. Solo il lavoro a una vigna è in grado di supportare un io.
Avrei torto a dimenticare un particolare ringraziamento per lavoro — vi sono lavori molto diversi ma mi va di considerarli anche descrittivamente intercambiabili — a Glauco Genga per la fine cura che ha posto a tutti i momenti dell’inizio di quest’anno, come già per altri anni precedenti. …
Pronunciato il 22 novembre 1997
Trascrizione a cura di Gilda Di Mitri
Testo non rivisto dall’Autore