In Libreria la terza edizione, accresciuta, di
Giacomo B. Contri
IL PENSIERO DI NATURA
Dalla psicoanalisi al pensiero giuridico
SIC EDIZIONI
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Presentazione (quarta di copertina)
Il pensiero di natura si propone, dal 1994, come riedizione del pensiero psicoanalitico, e in quanto tale freudiano, come pensiero giuridico. Ciò significa che c’è un Primo diritto di competenza individuale. Con altre parole: al soggetto sano è riconosciuta competenza universale – perché “diritto” significa universo non provincia né geografica né dello spirito -, fino al gioco linguistico: san(t)a sede del diritto.
Il concetto che lo inaugura è quello di legge di moto di corpi. Ve ne è una e una sola – risultante dalla rielaborazione dei quattro articoli della pulsione freudiana: spinta, fonte, oggetto, meta – che individui quei corpi che la tradizione linguistica chiama “umani”. Il pensiero (detto di natura), non la vecchia “anima”, fa l’uomo. Al più potremmo concedere che lo anima. La vecchia “anima” consegnava l’uomo alla natura (diciamo “homo sive natura”) derubandolo del pensiero.
Non si tratta del diritto naturale antico o moderno, presupposto, bensì di un diritto positivo ossia posto. Se quello ha potuto essere ricondotto alla formula “Fa’ il bene”, questo risponde alla formula: “Non fare ‘il Bene’, bensì fa’ in modo – chiamato modus recipientis – che il bene si produca come bene-ficio per mezzo di un altro”. Aforisticamente: “Il Bene” fa male, come tutto ciò che è non posto ma presupposto. Freud definiva la psicoanalisi “scienza senza presupposti”.
É un pensiero che abbatte un dogma soprattutto contemporaneo: lo steccato tra Filosofia e Psicologia, che ossessiona e asserve gli uomini in un divide et impera di cui è perfino proibita la messa in discussione. Freud l’ha fatta, primo nei secoli.
Posto il pensiero di natura, la parola “psicoanalisi” resta riservata alla sua applicazione nella cura.
Milano, 16 marzo 2007
Pubblicato su www.giacomocontri.it