Il titolo del Simposio di questo anno introduce un nuovo orientamento rispetto alla corrente diffamazione culturale in cui è tenuta la parola “potere”, che è un verbo.
Alcuni rammenteranno che questo titolo segue quello del Corso (oggi Simposio) dell’anno 2000-2001:
Io.
Chi
inizia.
Siamo partiti dal lavoro di Freud ricavandone il concetto di una legge di moto singolare, non esistente in natura, quella dei corpi umani (“pulsione”), l’unico potere (“Chi”) che abbiamo e che esista:
quest’anno ne ricaviamo il concetto di una scienza del potere, a fianco di quelle ormai tradizionali (kantiane) dell’essere (natura) e del dovere (morale-diritto).
La diffamazione del potere è presente in quella del bambino rappresentato come se giocasse al piccolo linguista come al piccolo chimico, mentre invece entro due anni costruisce motu proprio (pensiero) la frase (senza alcuna visionaria “grammatica generativa”), che è la base attiva di ogni legislazione cioè di ogni legame sociale, ossia il bambino è al principio del potere (e senza l’illusione che la violenza sia potere) partendo dal principio di piacere.
L’immagine prescelta per questo “quartino” è l’Adamo e Eva di un fresco pittore danese (Nikolaj Abraham Abilgaard, 1743-1809), che li rappresenta compagni (legame sociale) senza la loro biblica esautorazione patologica (l’angoscia, la vergogna, la foglia di fico ridicola e monosessuale), colti senza Cultura, sovrani:
partner non innamorati. …
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