Una tesi:
giustizia non è pari-e-patta
(un’espressione da meditare nelle sue due componenti, parità e pattuizione).
Ecco una di quelle espressioni popolari che hanno il merito (puramente linguistico) di avere un vasto spettro:
ricompensa, risarcimento, equivalenza, recupero, equilibrio, vendetta…
Sembrerebbe avere ragione chi ha concluso che la parola “giustizia” è solo una bolla linguistica.
Una bolla è un eccesso (demerito), però un eccesso non è un supplemento (merito).
In mancanza di supplementi molti si fanno giustizia con eccessi, che sono risarcimenti cioè senza giustizia.
Tutto sommato a magra somma zero, non è un gran che, se si pensa che di giustizia si parla e stra-parla da millenni, senza soddisfazione di e da nessuno.
L’infelicità linguistica ufficiale andrebbe almeno presa a testimone dell’infelicità comune:
infatti, che senso ha chiamare “Grazia” e “Giustizia” il Potere di scarcerare uno che ha “scontato” – altra parola da pari-e-patta – vent’anni di prigione?
Sono convinto che nel delitto c’è debito, ma a chi?:
non “alla Società”, che allora si fa carico per supplenza di un debito che non la riguarda.
Ma che c’entra la Psicoanalisi?
Milano, 29 febbraio 2008
Pubblicato su www.giacomocontri.it