La rappresentanza è la nostra vita quotidiana, personale non meno che collettiva, senza rappresentanza non camminiamo e neppure parliamo.
Ogni dibattito umano, comprese le notizie giornalistiche del momento, è sempre e solo dibattito sulla rappresentanza, “normalmente” nel conflitto per ostilità al pensiero rappresentante.
Introduciamo questo concetto in forma briosa fino a comica.
In copertina, nella rappresentazione leonardesca del coito umano, si vedrà che è “rappresentato” l’impossibile, l’impossibile in natura.
A occhio nudo si vede che Leonardo non se ne intendeva, non ne aveva idea, proprio per la meccanicità della rappresentazione come tra vite e bullone (“maschio e femmina”).
Una rappresentazione si dà solo via rappresentanza, ossia la forma legale di quella rappresentazione.
Possiamo commentare facilmente che alle medesima stregua avrebbe potuto disegnare due quarti di bue, al che il disegno leonardesco si avvicina dato che il corpo femminile è schizzato solo a metà ossia è quello mitologico di una vacca-Pasifae, di cui al toro non poteva importare nulla se non nelle spoglie di una tale bestiola.
Questo mito la dice lunga sul pensiero greco o meglio sulle sue lacune di pensiero.
La natura, anatomia-fisiologia, non procura ai corpi questo loro moto così come nessun altro, anzi questa loro legge di moto, possiamo dire questa loro idea o pensiero: un pensiero che è dispositivo, o disposizione o disponibilità dei corpi, non naturale bensì meta-naturale rispetto alla natura del corpo, il quale in proprio non ha legge, non è disposto a nulla e nessuno (sarà la patologia a dargli la forma motoria dello s-venire). …