La campagna non ride (come la iena), e in generale la natura, che è non matrigna bensì frigida:
così come non ci sono i lendemains qui chantent [1] (e perché canterebbero?) promessi dal comunismo.
Il riso o sorriso è uno dei mezzi con cui si ingiuria con aria di benevolenza un bambino che ha appena fatto un’osservazione pertinente e talora brillante:
è mezzo della rimozione (di ciò che ha detto e del suo stesso dire), e anche della sistemazione del rimosso (nello scomparto “infantile” dell’intelligenza del bambino).
Quante volte ho dovuto dire al mio uditorio “Non ridete!”, mentre dicevo qualcosa privo di comicità:
per esempio allorché segnalavo che siamo tutti passati non indenni per l’amore dell’amo, che siamo stati am-ati come i pesci:
solitamente non basta una vita per guarire dal trauma.
La pubblicità si avvale regolarmente del riso o sorriso dell’idiota idiotizzante:
ricordo la francese “vache qui rit”:
è degno di nota che questo sorriso è proposto dall’idiota come segno di intelligenza e di intesa.
Partecipa della frivolezza maniacale descritta dagli psichiatri.
Vi sono persone che ridono qualsiasi cosa dicano, a volte con l’aggiunta “Che ridere!”
Il sadico ride all’osservare i suoi atti sadici e gli effetti sul torturato.
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[1] Les lendemains qui chantent è l’autobiografia, pubblicata postuma, del comunista francese Gabriel Péri fucilato dai nazisti nel 1941.
lunedì 23 giugno 2014
Pubblicato su www.giacomocontri.it