Sette domande di Raffaella Colombo a Giacomo B. Contri
Luglio 2004
D. Chi è seguace di Lacan?
R. Io e i miei Compagni dello Studium Cartello – Il Lavoro Psicoanalitico, senz’altro.
2°
D. Dimostralo.
R. Seguendo Lacan non ho seguito una teoria ma il lavoro di un lavoratore – tale è stato Lacan –, assumendolo come mio lavoro. Prima, il lavoratore era stato Freud.
Tale lavoro ha avuto come esito – in senso logico prima che cronologico – una questione e una sola, che è il suo massimo prodotto: la questione “di un discorso che non sia di pura finzione-funzione”. Ossia il cui pronunciamento non sia il barocco “Non è vero niente” (“La vita è sogno” di Calderòn). O anche, un discorso in cui ci sia coincidenza di conclusione(logica)-meta(reale)-soddisfazione(soggettiva), cioè godimento (concetto giuridico) non perverso.
Tale questione è anche il titolo del Seminario di Lacan del 1971 “D’un discours qui ne serait pas du semblant ”. La traduzione che ne ho appena dato – anche nello sdoppiamento finzione-funzione – è mia, è motivata, è contestuale a tutta l’opera di J. Lacan (che ha individuato le patologie come algoritmi, funzioni, comandi). Così come contestuale a tutta la sua vita, compresa quella di mio analista. Aggiungo che la questione finale di J. Lacan è tutta articolata nel suo “commento” (parola sua, presa dalla fonte medioevale della parola, commentarium) all’opera di Freud: il Seminario lacaniano non esce dal seminato freudiano. …
Luglio 2004
Pubblicato su www.studiumcartello.it