di Sigmund Freud
Traduzione di Giacomo B. Contri
In una nota del mio scritto Il disagio della civiltà ho fatto cenno – seppure solo incidentalmente – alla congettura che si potrebbe fare in base al materiale psicoanalitico circa l’acquisizione del fuoco da parte dell’uomo primitivo. L’obiezione di Albrecht Schaeffer, e il sorprendente rimando di Erlenmeyer nella comunicazione che qui precede alla legge mongola che proibisce di orinare sulle ceneri, mi inducono a riprendere il tema.
Ritengo infatti che la mia ipotesi, che la condizione della presa di potere sul fuoco sia stata la rinuncia al godimento di tono omosessuale dell’estinguerlo col getto d’urina, trovi convalida nell’interpretazione della leggenda greca di Prometeo, se si considerano le deformazioni che dobbiamo attenderci quando si passa da un fatto al contenuto di un mito. Tali deformazioni sono della stessa natura e non più gravi di quelle che riconosciamo quotidianamente quando, a partire dai sogni dei pazienti, ricostruiamo le loro esperienze infantili rimosse e pur così altamente significative. I meccanismi qui impiegati sono la raffigurazione mediante simboli e la trasformazione nel contrario. Non oserò spiegare tutti i tratti del mito in tale modo: oltre allo stato di cose originario, al suo contenuto possono avere contribuito altri e successivi processi. Ma gli elementi che ammettono una interpretazione analitica sono i più vistosi e importanti: tali il modo in cui Prometeo trasporta il fuoco, il carattere del fatto (empietà, furto, truffa ai danni degli dèi) e il significato della sua punizione.
Dunque: il Titano Prometeo, eroe della civiltà ancora divino, in origine forse anche demiurgo e creatore di uomini, apporta agli uomini il fuoco sottratto agli dèi, occultandolo in un bastone cavo, uno stelo di aneto. Nell’interpretazione di un sogno saremmo inclini ad annoverare tale oggetto tra i simboli del pene, se non fossimo disturbati dall’insolito accento costituito dalla cavità. Come conciliare questa canna-pene con la conservazione del fuoco? La cosa sembra disperata, finché non ricordiamo il processo, tanto frequente nel sogno, dell’inversione, della trasformazione nel con-trario, del rovesciamento dei rapporti, che così spesso ci nasconde il senso del sogno. Non il fuoco l’uomo alloggia nella sua canna-pene, ma al contrario il mezzo per spegnerlo, l’acqua del getto d’urina. A questo rapporto fra fuoco e acqua si collega poi un ricco e ben noto materiale analitico. …